
In un’intervista destinata a far discutere, Joe Biden è tornato sulla scena pubblica con parole nette e un attacco frontale alla politica estera di Donald Trump, soprattutto per quanto riguarda la gestione del conflitto in Ucraina. È la sua prima intervista ufficiale da ex presidente degli Stati Uniti e il tono scelto è tutt’altro che conciliatorio. La conversazione, trasmessa dalla BBC, offre uno spaccato lucido e insieme allarmante su quella che Biden considera una delle derive più pericolose dell’attuale scenario internazionale.
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“Trump fa appeasement con Putin, come Chamberlain con Hitler”
Parlando della crisi tra Russia e Ucraina, Biden ha utilizzato un paragone storico forte, evocando il cosiddetto “appeasement” degli anni ’30, quando il primo ministro britannico Neville Chamberlain cedette territori a Hitler nella vana speranza di evitare un conflitto globale. «Sì, è un moderno appeasement», ha detto Biden, riferendosi all’atteggiamento di Trump verso Vladimir Putin. «Semplicemente non capisco come qualcuno possa pensare di concedere a un dittatore, a un delinquente, significative porzioni di una terra non sua. Chiunque creda che Putin possa esserne soddisfatto e fermarsi è semplicemente uno stupido».
Con queste parole, l’ex presidente ha voluto sottolineare quanto, secondo lui, la linea morbida verso il Cremlino rappresenti non solo un errore politico, ma anche un rischio storico che potrebbe ripetersi con conseguenze devastanti.
Il ruolo della Nato e l’alleanza strategica
Biden ha poi difeso con forza il ruolo della Nato, ritenendola ancora oggi il principale baluardo di sicurezza per il continente europeo e per gli stessi Stati Uniti. «È necessario rinsaldare l’Alleanza Atlantica, che garantisce sicurezza e fa anche risparmiare soldi agli Stati Uniti», ha dichiarato. E ancora: «Pensate fin dove si sarebbe spinto Putin se non ci fosse stata la Nato e se gli Stati Uniti con i loro alleati non avessero sostenuto l’Ucraina».
L’affermazione non è casuale. Biden insiste su un punto chiave della sua visione strategica: la solidarietà occidentale come argine alla politica espansionista russa. Senza un’alleanza compatta, è il ragionamento dell’ex presidente, il rischio di un’escalation globale diventa concreto.
Le uscite di Trump tra provocazione e pericolo
Nella stessa intervista, Biden ha criticato duramente anche alcune recenti dichiarazioni di Donald Trump, definite grottesche e potenzialmente pericolose. «Dice che vuole prendersi il Canale di Panama, la Groenlandia e perfino il Canada. Ma che diavolo sta succedendo? Quale presidente degli Stati Uniti ha mai detto cose del genere?», ha chiesto retoricamente.
Poi l’affondo finale: «Questa non è l’America. Il nostro è il Paese della libertà, della democrazia, delle opportunità per tutti. Non siamo il Paese delle confische». Il tono di Biden è quello di chi vede in gioco i valori fondativi della nazione americana, minacciati, secondo lui, da derive autoritarie e populiste.
La risposta della Casa Bianca: “È una vergogna”
Le parole dell’ex presidente non sono passate inosservate a Washington. La Casa Bianca ha reagito con durezza. Il direttore della comunicazione, Steven Cheung, ha scritto sui social: «Biden è una vergogna assoluta per questo Paese: ha perso ogni facoltà mentale». Una replica che conferma il clima incandescente in vista delle elezioni e accentua la polarizzazione politica che da anni segna il dibattito pubblico negli Stati Uniti.

Una dichiarazione destinata a pesare
La presa di posizione di Biden rappresenta una svolta nel confronto politico post-presidenziale. L’ex capo di Stato, fino ad oggi piuttosto riservato dopo la sua uscita dalla Casa Bianca, sceglie di rompere il silenzio con parole durissime e con un messaggio chiaro: la difesa dell’ordine internazionale, il ruolo centrale degli Stati Uniti nel mantenimento della pace globale e la necessità di un fronte compatto contro i regimi autoritari.
Il paragone tra Putin e Hitler, sebbene forte, riflette la convinzione che la storia possa ripetersi se non si presta attenzione ai segnali. Per Biden, lasciare spazio alle ambizioni territoriali della Russia equivale a minare le basi della democrazia internazionale. E chi non lo capisce, dice, è «semplicemente uno stupido».