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Caso Orlandi: nuova pista sull’aborto clandestino, indagato un uomo per favoreggiamento

Pubblicato: 08/05/2025 16:41

Una nuova ed inquietante ipotesi si aggiunge al già fitto mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana svanita nel nulla il 22 giugno 1983. Stavolta, al centro dell’inchiesta della Procura di Roma c’è il possibile coinvolgimento della ragazza in un aborto clandestino, avvenuto poco prima della sua sparizione. Una pista che riapre vecchi interrogativi e getta nuove ombre su una delle vicende più oscure della storia italiana.

I post su Facebook e la segretaria testimone

L’indagine, che vede Mario Barbato iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento, nasce da una serie di post pubblicati su Facebook, in cui si fa riferimento a una presunta testimone anonima, L.C., segretaria in uno studio ginecologico romano negli anni Ottanta.

Secondo quanto riportato, la donna avrebbe riferito che pochi giorni prima della scomparsa della Orlandi si presentò nello studio un uomo sulla cinquantina, alto circa 1,80 metri, con capelli castani e molto stempiato, accompagnando una ragazza di circa 16 anni, bassa, con capelli lunghi e scuri, per una visita ginecologica.

Il presunto aborto e la sparizione della cartella clinica

Dalla visita sarebbe emersa una gravidanza agli inizi. Il medico, secondo la testimonianza, consegnò una cartella clinica sia all’uomo (che si sarebbe presentato come padre della ragazza) sia alla segretaria, che la archiviò. Ma, dopo l’affissione dei manifesti della scomparsa di Emanuela, lo stesso ginecologo ordinò di far sparire il documento, temendo possibili implicazioni.

Ancora una volta, come in tanti racconti che negli anni hanno circondato il caso Orlandi, mancano prove concrete. I documenti non esistono più e molti protagonisti dell’epoca sono deceduti. Una costante che ha spesso portato gli inquirenti a ritenere inattendibili le testimonianze, parlando in alcuni casi di mitomania.

Barbato, il sequestro e il “tutor” di Montecitorio

La Procura ha disposto il sequestro di pc e telefono di Mario Barbato, forse dopo averlo ascoltato come testimone. L’uomo, secondo quanto emerso, si sarebbe rifiutato di fornire l’identità della presunta testimone, che gli avrebbe chiesto riservatezza.

Secondo quanto riportato dall’edizione romana di Repubblica, nel decreto di perquisizione si menziona anche un possibile “tutor” legato alla Camera dei deputati, che avrebbe accompagnato Emanuela alla visita. Un dettaglio che assume rilievo: all’epoca, lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, e altri familiari lavoravano proprio a Montecitorio.

Gravidanza e possibile movente

Gli inquirenti non escludono che alla base della scomparsa possa esserci un ricatto sessuale, una gravidanza indesiderata o anche solo il timore di essa. Se confermata, l’ipotesi potrebbe indicare che chi ha avuto un ruolo nella vicenda abbia agito per paura delle conseguenze.

Ma non mancano i punti oscuri. Un’amica di Emanuela, Maria Pezzano, ha sempre sostenuto che la ragazza, al momento della scomparsa, avesse il ciclo mestruale. Un dettaglio che cozzerebbe con l’ipotesi di una gravidanza in corso.

Tante teorie, nessuna certezza

Negli anni Barbato ha più volte pubblicato ipotesi sul caso Orlandi, spesso prive di riscontri. L’ultima pista — come molte precedenti — si regge su racconti frammentari e documentazione assente, ma ha comunque spinto i magistrati a non archiviare.

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