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Conclave, i bergogliani denunciano: “Omelia contro Papa Francesco”. È polemica

Pubblicato: 08/05/2025 09:29
Conclave omelia contro Francesco

Nel cuore del Vaticano, mentre venivano adottate tutte le misure di sicurezza per garantire la segretezza del conclave, qualche segnale ha comunque oltrepassato le mura invalicabili della Cappella Sistina, dove si è dato il via al rito millenario dell’elezione del nuovo Papa. A pochi istanti dalla clausura, tra giuramenti e silenzi imposti, le telecamere e gli osservatori più attenti hanno colto dettagli e dinamiche che raccontano più di molte parole ufficiali.
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Uno degli episodi che ha attirato maggiore attenzione è stato lo scambio tra il cardinale decano Giovanni Battista Re e Pietro Parolin, ex segretario di Stato e tra i favoriti al soglio pontificio. Durante il momento liturgico dello scambio della pace, Re ha abbracciato Parolin con un caloroso «auguri doppi», frase che non è passata inosservata e che alcuni hanno interpretato come un segnale di sostegno indiretto alla sua candidatura.

L’omelia di Re e il peso delle parole non dette

Ancora più significativi, secondo molti, i contenuti dell’omelia pronunciata da Re durante la messa pro eligendo Papa, incentrata sui temi della concordia e dell’unità. Il cardinale ha invocato l’intervento dello Spirito Santo affinché «illumini le menti dei cardinali elettori» e li renda «concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo». Un’esortazione che, pur nella sua forma liturgica, ha lasciato trapelare l’incertezza e le divisioni interne al Collegio cardinalizio.

Particolarmente notato anche il passaggio in cui Re ha ricordato che il compito del Papa è «mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli», affermando che il Papa deve far crescere la comunione tra i cristiani, tra i vescovi e il Papa e tra i vescovi stessi. Ma a suscitare reazioni è stata soprattutto un’assenza pesante: mai una menzione a Papa Francesco.

In Argentina, come ha riportato il quotidiano La Nacion, questa omissione ha irritato molti sostenitori di Bergoglio. «Non nominare mai Francesco come se non fosse mai esistito è stato davvero pesante», è stato il commento diffuso. Un silenzio che, per alcuni, suona come un segnale di distacco da una linea che potrebbe non essere più maggioritaria nel Conclave.

Strategie e nomi in gioco tra i cardinali elettori

Intanto, nei corridoi adiacenti e nelle conversazioni sotterranee delle Congregazioni, circolano nomi, ipotesi e alleanze. I colloqui dell’ultima ora tra Parolin e il cardinale Luis Antonio Tagle hanno alimentato nuove letture. Si parla anche della crescita del cardinale di Marsiglia Jean-Marc Aveline, figura ritenuta in ascesa, e di quella del filippino Orlando Quevedo David.

Il peso degli scenari internazionali, con le recenti crisi in Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, India e Terra Santa, potrebbe influenzare la scelta. Per questo, tra i papabili, si fa il nome di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, che ha vissuto sulla pelle le tensioni di una terra martoriata dai conflitti.

Accanto a lui emergono profili meno noti come Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran, il giovanissimo ucraino Mykola Bychok, e vari cardinali indiani e africani, tra cui Fridolin Ambongo Besungu, considerato figura di rottura e di profondo impegno pastorale.

Dall’America Latina, il quotidiano brasiliano Folha de S. Paulo ha rilanciato il nome del cardinale João Braz de Aviz, 77 anni, arcivescovo emerito di Brasilia, vicino a Papa Francesco, con il quale condivideva anche la passione per il calcio. Una candidatura simbolica, che porterebbe avanti l’eredità pastorale e riformista di Bergoglio.

L’intervista postuma e il tentativo di influenza

Come se non bastassero le voci e i retroscena, nel giorno d’apertura del conclave, l’agenzia russa Ria Novosti ha pubblicato un’intervista inedita a Papa Francesco, realizzata nel 2023 e mai diffusa per sua volontà. Nel testo, Bergoglio riflette sulla pace in Ucraina, auspicando una diplomazia paziente e basata sul dialogo: «I negoziati di pace sono, prima di tutto, un processo di comunicazione in cui maturano le idee», scriveva il Pontefice, aggiungendo che «dialogando, le possibilità di raggiungere la pace aumentano notevolmente».

La pubblicazione dell’intervista, proprio in queste ore, ha sollevato interrogativi sul suo significato politico: un estremo tentativo di orientare la scelta dei cardinali? Un messaggio lasciato in eredità? Una mossa di pressione esterna? Tutte ipotesi plausibili, ma che restano fuori dalla portata di chi, ora, è chiamato a scegliere il nuovo Pontefice.

Perché, come vuole la tradizione, nella Cappella Sistina il silenzio regna sovrano. Le pareti affrescate da Michelangelo proteggono uno dei momenti più carichi di mistero e di responsabilità della Chiesa cattolica. Lì, al riparo da ogni influenza, i cardinali voteranno guidati, si spera, non da alleanze o geopolitica, ma dallo Spirito Santo. E quando la fumata bianca salirà verso il cielo, il mondo intero saprà il nome del successore di Pietro.

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