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Cosa succede dopo la fumata bianca: il nome del nuovo Papa, ecco quando

Pubblicato: 08/05/2025 18:20

In questi giorni, il mondo cattolico (e non solo) guarda con trepidazione verso il cielo sopra la Cappella Sistina, in attesa del segnale più atteso: la fumata bianca. I cardinali riuniti in conclave sono 133, e per scegliere il successore di Pietro è richiesta la maggioranza qualificata dei due terzi. Tradotto in numeri, significa almeno 89 voti favorevoli. Ogni giorno si svolgono fino a quattro scrutini, due al mattino e due nel pomeriggio. Il silenzio del Vaticano si riempie di attesa.

Le procedure sono millenarie e cariche di significato. Una volta che il risultato è raggiunto, il cardinale diacono più giovane convoca nell’aula il segretario del Collegio cardinalizio, il maestro delle celebrazioni liturgiche e due cerimonieri. È il preludio alla proclamazione del nuovo pontefice, il momento in cui la Chiesa cattolica volta pagina e inizia un nuovo capitolo della sua storia.

Il rituale dell’elezione: dalle parole solenni alla fumata bianca

Quando uno dei cardinali ottiene il numero di voti necessari, ha luogo uno dei momenti più solenni dell’intera procedura. Chi guida il conclave – che può essere il decano, il vice decano o il cardinale più anziano – si avvicina all’eletto e gli chiede: “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?”. Se la risposta è affermativa, segue una seconda domanda altrettanto simbolica: “Quo nomine vis vocari?”.

Il nuovo papa comunica il nome pontificale che ha scelto. A questo punto, il maestro delle celebrazioni liturgiche redige un atto ufficiale, testimoniato da due cerimonieri, in cui si registra l’accettazione dell’elezione e il nome assunto. Le schede vengono quindi bruciate in modo che il fumo prodotto appaia bianco al pubblico riunito in piazza: è il segnale che tutto il mondo attende. L’atmosfera nella piazza si trasforma: canti, applausi, commozione. Dentro le mura, però, il tono resta ieratico, quasi sospeso nel tempo.

Il primo momento da papa: vestizione, raccoglimento e annuncio

Con il sì pronunciato, l’eletto diventa ufficialmente papa. Se è già vescovo, può essere immediatamente riconosciuto come vescovo di Roma e capo del Collegio episcopale. Viene quindi accompagnato nella cosiddetta “stanza delle lacrime”, un ambiente adiacente alla Cappella Sistina. Qui indossa le vesti papali, preparate in tre taglie diverse, e si concede qualche momento di preghiera e riflessione.

Dopo la vestizione, il pontefice rientra nella Sistina. I cardinali gli rendono omaggio e prestano obbedienza. Viene letto un passo del Vangelo secondo Matteo e intonato il Te Deum. Solo a questo punto, il conclave è ufficialmente concluso.

L’”Habemus Papam” e il primo saluto al mondo

Infine, l’annuncio al popolo: dalla loggia della basilica di San Pietro, il cardinale protodiacono proclama:
“Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!”, seguito dal nome dell’eletto e dal nome papale scelto.

Il nuovo Papa percorre i circa 70 metri che separano la Sistina dalla loggia. Quando si affaccia, il silenzio cala di nuovo. In genere pronuncia poche parole, spesso semplici, sempre sentite. Poi benedice la città e il mondo: Urbi et Orbi. È cominciato un nuovo pontificato. Fra circa un’ora sapremo il nome del nuovo Papa.

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