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David di Donatello, cosa c’è dietro l’assenza rumorosa di Sorrentino

Pubblicato: 08/05/2025 13:06

Paolo Sorrentino, tra i nomi più iconici del cinema italiano contemporaneo, ha fatto parlare di sé anche stavolta, ma non per una vittoria. Il suo film Parthenope, forte di ben 15 candidature ai David di Donatello 2025, è uscito dalla serata a mani completamente vuote. Un vero peccato, lasciatemi dire. Un risultato sorprendente, che ha lasciato molti a bocca aperta, non solo per la clamorosa mancanza di premi, ma anche per l’assenza fisica del regista in due momenti cruciali della giornata di ieri.

La mattina, Sorrentino non si è presentato al Quirinale per l’incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dove Geppi Cucciari ha tenuto un discorso brillante e applaudito da tutti i presenti. La sera, ha disertato anche la cerimonia ufficiale a Cinecittà. Quando le telecamere hanno mostrato i candidati al premio per la miglior regia – tra cui Andrea Segre, Maura Delpero, Francesca Comencini e Valeria Golino – per lui c’era soltanto una fotografia. Un’assenza che, simbolicamente, ha pesato più di molte parole.

L’edizione 2025 dei David ha incoronato Vermiglio e Gloria! come grandi vincitori. Il primo ha sbancato con più premi, mentre il secondo, firmato dalla giovane Margherita Vicario, accolta con simpatia e entusiasmo, ha confermato la tendenza verso un’edizione particolarmente aperta alla nuova creatività femminile. Parthenope, che partiva da favorito almeno in termini numerici, ha fatto il classico effetto “chi entra Papa in Conclave ed esce cardinale”. Ma in questo caso, Sorrentino in Conclave non c’è nemmeno entrato. La sua assenza sembra raccontare qualcosa di più profondo: una forma di distacco, forse anche di disillusione, nei confronti di un sistema che quest’anno ha deciso di “voltargli le spalle”.

Sorrentino sapeva di non vincere?

Domanda lecita: Sorrentino sapeva in anticipo del possibile flop? In teoria no. Il sistema di voto dei David è pensato per garantire la segretezza fino all’ultimo: solo nel pomeriggio del giorno stesso, dopo il passaggio al Quirinale, Piera Detassis, presidente dell’Accademia, e pochissimi altri vengono messi al corrente dei risultati. Tuttavia, il cinema italiano è un ambiente piccolo, e come si suol dire, «la gente mormora». Chi conosce certi meccanismi ha imparato ad “annusare” l’aria che tira.

Dietro le quinte del David di Donatello

Ma c’è anche un lato più pragmatico: quello delle strategie industriali. Vermiglio, per esempio, è stato il titolo su cui Rai Cinema ha deciso di puntare per il 2024. Prima con la presentazione in concorso a Venezia (e relativi premi), poi con la candidatura agli Oscar, dove la pellicola diretta da Maura Delpero però non è riuscita ad arrivare in cinquina. In quella corsa, il rivale principale era proprio Parthenope, che invece aveva scelto Cannes e non è stato selezionato dalla commissione per rappresentare l’Italia agli Academy Awards. Anche Berlinguer – La grande ambizione, pur avendo ottenuto 15 candidature, ha portato a casa qualcosa: il premio a Elio Germano come attore protagonista e a Jacopo Quadri per il montaggio. Parthenope, invece, nulla. E non è un dettaglio che Parthenope non sia stato prodotto o co-prodotto dalla Rai. Una differenza che, nei premi cinematografici italiani, può avere un peso non indifferente.

Consolazioni “napoletane” per il regista

Nonostante il flop ai David 2025, Sorrentino ha più di un motivo per sorridere. Il suo Napoli è in piena corsa per il secondo scudetto consecutivo (anche se, da buon scaramantico, sicuramente starà toccando ferro) e le riprese del suo nuovo film La grazia sono già terminate. Anche in questo caso, niente Rai: la distribuzione in Italia sarà affidata a Piper Film, mentre nel resto del mondo ci penserà Mubi. E c’è di più: Parthenope ha incassato 7,5 milioni di euro al botteghino italiano, diventando il maggior successo commerciale nella carriera del regista. Un record che nemmeno La grande bellezza aveva raggiunto.

Sorrentino a “mani vuote” (non l’unico escluso eccellente”)

Oltre allo smacco subito da Sorrentino, questa edizione dei David ha lasciato fuori altri due film meritevoli: Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini e Campo di battaglia di Gianni Amelio, entrambi completamente ignorati nonostante la loro qualità. Due titoli che avevano brillato a Venezia, ma che non hanno trovato spazio tra i premi. Un’ingiustizia evidente, che però ci ricorda una verità antica e sempre valida: i premi, per quanto prestigiosi, non sono mai infallibili. E forse Sorrentino, da osservatore ironico e disincantato qual è, lo sapeva già. O forse ha semplicemente preferito restare lontano da un palco che quest’anno non era il suo.

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Ultimo Aggiornamento: 08/05/2025 14:29

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