
Donald Trump torna a colpire uno degli organi più importanti per economia e finanze americane: la Federal Reserve. Con un post su Truth Social, il presidente Usa ha definito il governatore della banca centrale Jerome Powell “uno stupido che non ha la minima idea di cosa sia”.
Un attacco frontale, sarcastico, nella tipica cifra trumpiana, che riaccende la polemica su uno dei nodi centrali della politica economica americana: il ruolo della Fed nell’era dell’inflazione a bassa intensità. “A parte questo, mi piace molto!”, scrive Trump con tono beffardo. Poi l’affondo: “Petrolio ed energia in forte calo, quasi tutti i costi (generi alimentari e uova) in calo, praticamente nessuna inflazione. L’esatto opposto di ‘troppo tardi!’”.
Una lunga guerra personale
Non è la prima volta che Trump attacca Powell. Già durante il suo primo mandato, il tycoon manifestò irritazione per l’indipendenza della Federal Reserve, che considerava un ostacolo alla sua politica economica espansiva. L’ossessione per i tassi d’interesse – visti come leva politica oltre che finanziaria – è rimasta intatta anche oggi che Trump siede di nuovo nello Studio Ovale.
Dietro la provocazione di oggi, però, c’è molto più di uno sfogo impulsivo. Trump vuole ribadire che la Fed, sotto Powell, non ha saputo leggere correttamente il momento economico: per lui, i tassi andrebbero tagliati in fretta per sfruttare il rallentamento dell’inflazione e spingere la crescita, soprattutto in vista delle elezioni di midterm e dell’avvio ufficiale della campagna per un secondo mandato.
Una Fed sempre più nel mirino politico
Le parole del presidente vanno lette anche in un contesto di pressione crescente sull’autonomia della Federal Reserve. Da mesi si discute a Washington del confine sempre più sottile tra indipendenza tecnica e condizionamento politico. I mercati osservano con attenzione. E se da un lato Powell continua a mantenere una postura cauta, fondata sui dati e sulle previsioni del FOMC, dall’altro la Casa Bianca gioca ormai a viso aperto, trasformando la politica monetaria in terreno di battaglia elettorale.
Il doppio messaggio di Trump
L’attacco di oggi è un messaggio in codice doppio. A Powell, perché capisca che ogni incertezza sarà imputata a lui. Ma soprattutto all’elettorato, a cui Trump vuole trasmettere l’idea che lui, e non i tecnocrati della Fed, sia il vero garante del potere d’acquisto e della stabilità.
Una mossa che in un’America polarizzata parla direttamente alla pancia del Paese, quella dove l’economia si misura sulla spesa al supermercato più che sulle curve dei rendimenti. La campagna è cominciata. E, come sempre, Trump non fa prigionieri. Nemmeno tra le colombe della Fed.