
Il mondo del cinema è in lutto per la scomparsa di uno dei suoi autori più versatili e raffinati. La notizia ha colpito profondamente colleghi, attori e appassionati, lasciando un vuoto importante in un settore che, negli ultimi trent’anni, ha beneficiato del suo sguardo lucido e intenso. Con una carriera che ha spaziato dal grande schermo alla televisione, fino ai videoclip musicali, il suo nome è legato a opere di culto e a collaborazioni iconiche.
La sua scomparsa è avvenuta a Los Angeles, nella serata di giovedì 8 maggio. Il regista è morto a 71 anni a causa di un tumore al cervello, una malattia contro cui lottava da tempo. La famiglia ha chiesto rispetto e riservatezza, mentre il mondo dello spettacolo inizia a rendergli omaggio, ripercorrendo i momenti più significativi della sua carriera.
A lasciare questo mondo è James Foley, regista americano nato a Brooklyn il 28 dicembre 1953. Dopo gli studi in California e un primo, mancato sodalizio con Hal Ashby, esordì nel 1984 con Amare con rabbia. La vera notorietà arrivò poco dopo grazie al soddisfacente sodalizio con Madonna, per cui diresse videoclip indimenticabili come Papa Don’t Preach, True Blue e Live to Tell, oltre al film Who’s That Girl? del 1987.

Foley fu anche l’autore di “Americani” (Glengarry Glen Ross, 1992), una delle pellicole più rappresentative del cinema anni Novanta, con un cast d’eccezione composto da Al Pacino, Jack Lemmon, Alec Baldwin e Kevin Spacey. Prima ancora aveva firmato il dramma A distanza ravvicinata (1986), e più tardi film come Paura (1996) e Confidence – La truffa perfetta (2003). Dopo una parentesi meno fortunata con Perfect Stranger, si era allontanato per qualche anno dal cinema.
Il ritorno era avvenuto con la serialità televisiva: fu David Fincher a coinvolgerlo nel progetto House of Cards, primo grande successo di Netflix, per il quale diresse dodici episodi tra il 2013 e il 2015. Da lì, una nuova fase della carriera lo aveva portato a lavorare anche in Billions (2016) e, infine, a dirigere i due capitoli conclusivi della saga erotica Fifty Shades Darker e Fifty Shades Freed.
Foley era conosciuto per il suo rifiuto delle etichette. «Non voglio ripetermi», dichiarava. «Mi attraggono progetti anche rischiosi, anche se non sempre funzionano». Il suo cinema era abitato da personaggi complessi, spesso alienati, immersi in dinamiche di potere, tradimento e isolamento. Amato dagli attori per la sua cura maniacale e la grande empatia, lascia un’eredità artistica importante che continua a ispirare nuove generazioni di registi.