
WASHINGTON– “È molto orgoglioso di avere un Papa americano. È una cosa grandiosa per gli Stati Uniti d’America e per il mondo, e preghiamo per lui.” Con queste parole, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha voluto stemperare le tensioni dopo l’elezione di Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, primo pontefice statunitense della storia.
Le dichiarazioni sono arrivate durante un briefing con la stampa, in risposta alle domande su alcuni post social attribuiti al nuovo Papa, risalenti al periodo in cui era cardinale, in cui si esprimevano critiche verso l’amministrazione Trump e in particolare verso il vicepresidente JD Vance. In uno di questi post, Prevost condivideva un articolo che contestava la visione cristiana espressa da Vance, affermando che “Gesù non ci chiede di classificare il nostro amore per gli altri”.

Il gelo tra Vaticano e mondo MAGA
Se la Casa Bianca sceglie la via diplomatica, il fronte ultraconservatore americano ha reagito con durezza. Steve Bannon, ex stratega della prima campagna elettorale di Trump, ha definito la nomina di Leone XIV “la peggior scelta per i cattolici MAGA”, sostenendo che sia il frutto di un’elezione “pilotata dai globalisti della Curia”. Secondo Bannon, l’elezione di Prevost sarebbe una vittoria della cosiddetta “Deep Church”, un’ideologia ecclesiale progressista che si oppone alla visione sovranista incarnata dal movimento trumpiano.
Non è la prima volta che Bannon interviene su questioni vaticane. Da tempo accusa la Santa Sede di essere caduta in mano a un “progressismo nichilista”, e la nomina del nuovo Papa americano sembra confermare i suoi timori: “È il Papa dei globalisti”, ha affermato in una diretta su War Room.
Anche l’estrema destra in rivolta
A unirsi al coro degli attacchi è stata anche l’attivista Laura Loomer, volto noto del trumpismo più radicale, che ha definito Leone XIV “anti-Trump, a favore delle frontiere aperte, e marxista come Papa Francesco”. Per l’ala più oltranzista del mondo MAGA, l’elezione di Prevost rappresenta una chiara sconfessione delle idee sovraniste e anti-migratorie che hanno definito l’America trumpiana.
Il Vaticano tace, ma manda segnali
Papa Leone XIV ha scelto di non commentare direttamente le polemiche. Nei suoi primi messaggi pubblici ha parlato di pace, fratellanza e necessità di “costruire ponti, non muri”, lasciando trasparire una visione opposta a quella dei populismi identitari. Il suo silenzio politico è eloquente. E il fatto che abbia dedicato la sua prima preghiera “alla pace nel mondo” è stato interpretato come un ulteriore segnale del suo orientamento pastorale e geopolitico.
Un’elezione silenziosa ma chirurgica
L’ascesa di Prevost al Soglio è avvenuta al quarto scrutinio, con una progressione costante ma sottotraccia. A differenza di candidati più esposti come Parolin o Tagle, l’americano è rimasto defilato nelle congregazioni, quasi nascondendosi agli occhi del mondo. Un comportamento che alcuni interpretano oggi come parte di un disegno preciso: evitare lo scontro frontale e arrivare al momento decisivo senza creare resistenze.
Secondo fonti interne, la sua candidatura avrebbe raccolto voti trasversali, sostenuta dai moderati bergogliani e da una parte della Curia che ha voluto dare continuità al pontificato di Francesco, ma con un tono più sobrio e meno divisivo.
Il doppio volto dell’orgoglio americano
La Casa Bianca continua a insistere sull’orgoglio nazionale per l’elezione del primo Papa americano. Ma dietro la facciata ufficiale si percepisce un certo disagio. La base elettorale di Trump è in fermento, e l’immagine di un Papa “liberal” rischia di incrinare il delicato equilibrio tra spiritualità e politica su cui il trumpismo ha costruito una parte del suo consenso.
L’elezione di Leone XIV, intanto, segna un passaggio epocale: per la Chiesa, che affida a un agostiniano americano la guida spirituale del mondo; e per l’America, chiamata ora a confrontarsi con una figura che ne incarna i valori migliori, ma non quelli del potere attuale. In questo nuovo scenario, lo scontro tra due visioni dell’identità americana è solo all’inizio.