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Contaminati ma promossi nel test: i sospetti sugli oli extravergine di oliva italiani

Pubblicato: 09/05/2025 15:35

Una nuova indagine lancia l’allarme sulla presenza di ftalati nell’olio extravergine d’oliva, compresi alcuni noti marchi italiani. A rivelarlo è un test condotto dalla rivista francese 60 Millions de Consommateurs, che ha analizzato 22 bottiglie di extravergine acquistate sugli scaffali dei supermercati.

Il test sull’olio extravergine

Per essere definito tale, l’olio extravergine d’oliva deve rispettare stringenti parametri fisico-chimici e sensoriali, come previsto dal Regolamento UE n. 2022/2104. Si tratta inoltre di uno dei prodotti più soggetti a frodi, che vanno da dichiarazioni d’origine false alla diluizione con altri oli.

Il test francese ha verificato prima di tutto la conformità delle etichette e l’eventuale presenza di adulterazioni: sotto questo profilo, tutti gli oli si sono dimostrati regolari. Tuttavia, sette bottiglie presentavano difetti organolettici, incompatibili con la definizione di “extravergine”. Tra queste, anche l’olio Primadonna della catena Lidl.

Contaminanti: ftalati e plastificanti sotto accusa

I risultati più preoccupanti arrivano dalle analisi sui contaminanti. In tutte le 22 bottiglie testate, sono stati individuati da uno a tre ftalati, sostanze chimiche utilizzate come plastificanti e noti interferenti endocrini. Uno degli oli con il più alto livello di contaminazione è risultato essere il Carapelli Classico.

In alcuni campioni è stato rilevato anche il dietilesil tereftalato (DEHT), un nuovo plastificante usato come alternativa agli ftalati, ma su cui non esistono ancora studi definitivi sugli effetti a lungo termine per la salute.

Le cause della contaminazione

Da dove arrivano queste sostanze? Secondo gli esperti, gli ftalati possono migrare nell’olio da tubazioni, contenitori o altri strumenti in plastica usati durante le fasi di produzione, stoccaggio e trasporto. Le norme europee vietano l’uso di materiali contenenti ftalati nella catena produttiva degli alimenti grassi, ma non tutti i produttori sembrano aver recepito pienamente il divieto.

I marchi italiani: tra contaminazione e buoni punteggi

Nonostante la presenza di contaminanti, alcuni marchi italiani hanno ottenuto valutazioni complessivamente positive. L’olio Costa d’Oro Riserva Bio si è posizionato al terzo posto con 14/20. Segue Carapelli Bio, al quinto posto con 13,6/20.

Gli extravergini Carapelli Classico e Monini Classico, pur presentando tracce di ftalati, hanno ottenuto un giudizio positivo con 12,6/20.


La presenza diffusa di ftalati, anche in prodotti bio e di alta fascia, rilancia la necessità di controlli più rigorosi sulla filiera e di trasparenza reale verso i consumatori, a tutela della salute e della fiducia nel Made in Italy.

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Ultimo Aggiornamento: 09/05/2025 16:36

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