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Giuseppe Cruciani: “Io più progressista di molti di sinistra: favorevole a adozioni per le coppie gay e all’utero in affitto”

Pubblicato: 09/05/2025 10:22
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È un provocatore, un bastian contrario, un joker radiofonico come molti lo definiscono. Ma Giuseppe Cruciani, conduttore della trasmissione La Zanzara su Radio 24, intervistato dal Corriere della Sera, non ha dubbi: la battaglia contro il politicamente corretto è la sua nuova crociata. Domani sarà a Rovato, al Foro Boario, per presentare il suo ultimo libro “Via Crux. Contro il politicamente corretto”, edito da Cairo Editore. Un testo che raccoglie le sue posizioni più controverse, espresse senza filtri, nel solco della linea editoriale che da anni lo ha reso una delle voci più divisive del panorama mediatico italiano.
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La cultura woke e il lavaggio del cervello quotidiano

Secondo Cruciani, l’attivismo culturale contemporaneo ha preso una piega totalitaria. «Ogni giorno subiamo un lavaggio del cervello su cosa si può dire e come si può dirlo», afferma. A suo giudizio, basta poco per essere etichettati come razzisti, omofobi, sessisti o peggio, semplicemente per essersi ribellati alla narrazione dominante. Il problema non è tanto la mancanza di libertà in senso stretto, ma il fatto che questa venga “scalfita” da un’ideologia linguistica che impone una visione uniforme della realtà.

Il caso delle restrizioni durante l’emergenza sanitaria è, per Cruciani, emblematico: «Chi non si allineava alla retorica della salvezza nazionale veniva punito. Anche in Occidente, la libertà può essere compromessa». Una visione che sottende a un’idea di autonomia individuale come valore intoccabile, anche contro le imposizioni dello Stato.

La Zanzara e i freak come specchio del Paese

La Zanzara è il laboratorio di questo pensiero anticonvenzionale. In onda ogni sera, dà voce a personaggi definiti spesso borderline: complottisti, negazionisti, estremisti. Ma per Cruciani è proprio questa la chiave per raccontare un lato del Paese reale: «Sono per la libertà d’espressione più ampia possibile. Meglio far parlare anche chi dice cose inaccettabili, che imbavagliarli». Una logica che, a suo dire, rafforza la democrazia liberale più di qualunque censura.

Né conservatore né progressista: solo controcorrente

Cruciani rifiuta le etichette. Non si considera conservatore, ma nemmeno si riconosce nei progressisti contemporanei. «Se essere di sinistra significa difendere le ONG a tutti i costi o appoggiare l’immigrazione incontrollata, allora non sono di sinistra. Ma sono a favore dei matrimoni gay, dell’adozione per le coppie omosessuali e anche dell’utero in affitto. E sostengo la legalizzazione delle droghe leggere, cosa che la destra al governo rifiuta. Dunque, chi è più progressista?».

Il suo è un progressismo eterodosso, che non risponde a schemi rigidi ma si costruisce su una logica libertaria. L’unico dogma che riconosce è la libertà individuale, anche quando confligge con sensibilità sociali o morali consolidate.

Contro l’ideologia green e l’ambientalismo come nuovo comunismo

Nel mirino c’è anche l’ambientalismo radicale, che Cruciani considera una nuova forma di ideologia totalizzante. «Il verde ha sostituito il rosso», sostiene. Secondo il giornalista, la Commissione Europea ha imposto una visione intransigente delle politiche ambientali, abbracciata dalla sinistra italiana in modo acritico. L’ecologismo diventa così una nuova religione laica, con i suoi dogmi e i suoi tabù, non dissimili da quelli che un tempo appartenevano al comunismo.

Sul caso delle attiviste pro-Pal di Brescia, coinvolte in una protesta contro Leonardo spa, Cruciani liquida le accuse come «ridicole». Difende il diritto alla protesta, ma critica i metodi invasivi: «La libertà di manifestazione va garantita, ma non bisogna rompere i co*****i a chi lavora».

Linguaggio inclusivo e norme cervellotiche

Tema ricorrente nelle sue invettive è il linguaggio inclusivo, che per Cruciani rappresenta uno dei simboli del politicamente corretto più sterile. Cita il caso di Brescia, dove si discute l’adozione di un regolamento comunale che imponga l’uso del femminile per tutti i ruoli istituzionali. «Sono norme inutili, cervellotiche, uno spreco di carta e tempo», attacca. «Parlare di “corpo elettorale” invece che di “elettori” è una follia partorita da una sinistra attenta più alle minc****e che agli operai». Un attacco diretto al mondo istituzionale e accademico, accusato di rincorrere una forma linguistica che si allontana dal reale bisogno di eguaglianza sostanziale.

Moralismo, doppia morale e il nemico mediatico

Infine, Cruciani individua i moralisti contemporanei: «Chi usa la parola “inclusivo” come fosse magica», riferendosi in particolare a Elly Schlein e Laura Boldrini. Ma ce n’è anche per il giornalismo progressista, che secondo lui adotta due pesi e due misure: promuove l’inclusività all’interno, ma attacca la destra senza freni. «Contro il nemico si usa qualsiasi linguaggio, altro che politically correct».

Il libro “Via Crux” è dunque la sintesi di una battaglia che Cruciani conduce da anni con il microfono acceso: contro ogni conformismo, contro ogni etichetta, e soprattutto contro ciò che ritiene una pericolosa deriva di moralismo ideologico che rischia, secondo lui, di soffocare la libertà. La sua tappa a Rovato promette scintille, in linea con lo stile del personaggio: irriverente, divisivo, ma sempre fedele alla sua battaglia contro il pensiero unico.

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