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Emanuele De Maria, chi è l’evaso in fuga dopo l’aggressione al collega: scoperta atroce

Pubblicato: 10/05/2025 15:46

Una tranquilla mattina di primavera si è trasformata in un incubo all’interno di una struttura ricettiva, quando una violenta lite tra due dipendenti è degenerata in un’aggressione a colpi di coltello. L’episodio ha scosso profondamente il personale dell’hotel, dove nessuno si sarebbe mai aspettato una simile esplosione di violenza.

Il fatto è avvenuto all’alba, attorno alle 6:00, e ha coinvolto due colleghi con ruoli diversi nella gestione dell’albergo. Quello che sembrava un normale turno di lavoro si è concluso con uno dei due uomini ricoverato in condizioni gravissime e l’altro in fuga, ricercato in tutta la città.

Emanuele De Maria, detenuto per omicidio e ammesso al lavoro esterno, è ricercato per aver accoltellato un collega davanti al Berna Hotel vicino alla Stazione Centrale di Milano. L’aggressione, avvenuta nelle prime ore del mattino, si è consumata in un contesto già complesso e segnato da un ulteriore elemento di inquietudine: la scomparsa di una collega dell’aggressore, una donna di origine srilankese, il cui telefono risulta irraggiungibile da giorni.

La violenza è esplosa poco dopo le 6:20 in via Napo Torriani, dove De Maria, 35 anni, ha sferrato quattro fendenti a Hani Fouad Abdelghaffar Nasr, un barista di 50 anni, colpendo al collo e alla nuca. La vittima, trovata in una pozza di sangue sul marciapiede, è stata soccorsa dai sanitari dell’Areu e trasportata d’urgenza all’ospedale Niguarda. Le sue condizioni sono gravissime, e la prognosi resta riservata. Subito dopo l’aggressione, il detenuto non ha fatto rientro al carcere di Bollate, dove stava scontando una pena per un omicidio commesso nel 2016. Le autorità stanno ora conducendo una caccia all’uomo congiunta tra polizia e carabinieri.

Chi è Emanuele De Maria

Emanuele De Maria, originario di Napoli ma residente nel Casertano, fu condannato nel 2016 per l’omicidio di Oumaima Rached, una giovane tunisina di 23 anni. Il delitto si consumò presso l’ex Hotel Zagarella a Castel Volturno, un luogo tristemente noto per essere frequentato da tossicodipendenti e spacciatori. Anche allora, le modalità del crimine furono particolarmente brutali: l’assassino usò un coltello per colpire la vittima al volto, alla gola e al fianco sinistro. Dopo il delitto, tentò la fuga, venendo individuato grazie a testimonianze e registrazioni delle telecamere di sorveglianza.

L’arresto avvenne due anni dopo, nel 2018, nella cittadina tedesca di Weener, al confine con i Paesi Bassi. Le indagini furono condotte dai carabinieri di Mondragone, che seguirono le tracce di De Maria fino alla Germania grazie a intercettazioni telefoniche e microfoni nascosti. L’operazione culminò con l’esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso dal gip di Santa Maria Capua Vetere. Il 35enne fu così estradato in Italia per scontare la pena.

L’omicidio all’Hotel Berna e la fuga

Dopo circa sette anni di detenzione, De Maria era stato ammesso al lavoro esterno presso l’Hotel Berna, dove lavorava come receptionist. Tuttavia, già ieri pomeriggio erano emersi segnali di preoccupazione: il detenuto non si era presentato al lavoro e non era rientrato in carcere entro l’orario stabilito. Questa mattina, la situazione è precipitata quando ha aggredito il collega Nasr, colpendolo con violenza prima di iniziare il turno di lavoro. Le forze dell’ordine hanno già acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’hotel e dei dintorni per cercare di ricostruire i movimenti del fuggitivo.

La vicenda ha assunto contorni ancora più drammatici con la notizia della scomparsa di una collega del detenuto, una donna 50enne di origine srilankese. Il figlio della donna aveva denunciato la sua scomparsa già venerdì sera presso i carabinieri di Cinisello Balsamo, ma finora ogni tentativo di contattarla è risultato vano. Gli investigatori ritengono che De Maria potrebbe avere un ruolo anche in questa sparizione, e le ricerche si concentrano sui contatti e sui movimenti dell’uomo.

Indagini in corso e inquietanti parallelismi

Gli inquirenti hanno sottolineato le analogie tra il crimine del 2016 e l’aggressione di oggi. In entrambi i casi, De Maria ha utilizzato un coltello come arma, colpendo le sue vittime al collo con una violenza estrema. Le autorità stanno lavorando senza sosta per rintracciare il detenuto, mentre cresce l’angoscia per le sorti della donna scomparsa. La storia di Emanuele De Maria, con i suoi tragici risvolti, getta una luce inquietante sulla gestione dei detenuti ammessi al lavoro esterno e sulle implicazioni di questa misura nel caso di soggetti con un passato di violenza efferata.

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Ultimo Aggiornamento: 10/05/2025 17:27

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