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Leone XIV, la destra salviniana va in tilt! “Chi è questo?”

Pubblicato: 10/05/2025 08:29

L’elezione del nuovo Pontefice ha scatenato più dubbi che entusiasmo in certi ambienti politici. Se da un lato molti auspicavano una figura capace di raccogliere l’eredità di una Chiesa più conservatrice, dall’altro l’annuncio ha portato un’ondata di riflessioni critiche e di attese prudenti.

Tra le file dei sostenitori del sovranismo, la reazione è stata tutt’altro che omogenea. Alcuni hanno preferito il silenzio, altri si sono limitati a osservazioni formali. La scelta di un nome che evoca il passato ha suscitato più interrogativi che fervore, specie tra coloro che si attendevano una figura più “nazionale”, magari in grado di rafforzare certi legami ideologici.

Una figura che divide: l’effetto Prevost

L’elezione di Robert Francis Prevost, oggi Leone XIV, ha lasciato interdetti molti esponenti della destra italiana. Lo conferma un clima generale di freddezza, ben riassunto nei titoli di certa stampa che si interrogava già all’indomani dell’annuncio: “Sarà un altro Bergoglio?”, come a sottolineare il timore di un’altra stagione poco in linea con certe aspettative.

Il cardinale Parolin era il nome su cui molti avevano puntato. Altri temevano sopra ogni cosa la possibilità che fosse Matteo Zuppi, associato a posizioni considerate troppo aperte sui migranti. «Un Papa italiano ci sarebbe piaciuto. Ma uno buono, non un qualunque Pontefice italiano», ha detto senza mezzi termini Ignazio La Russa. Il sollievo? Che almeno Zuppi non ce l’ha fatta.

Tra i più cauti, Giorgia Meloni, che si era già dimostrata capace di dialogare con Papa Francesco e ora dovrà costruire un nuovo rapporto. In una lettera inviata al Vaticano ha sottolineato la «civiltà italiana ed europea», una frase che riecheggia certe visioni sovraniste ma con toni più istituzionali. Da parte sua, Arianna Meloni ha colto un segnale positivo: «Ha detto “il male non prevarrà”. Sono state parole emozionanti e di grande speranza».

Altri, come Andrea Crippa, scelgono la distanza prudente: «Il nuovo Papa? Non lo conosco, non ho letto». Quando gli si ricorda che Prevost in passato ha criticato Trump, risponde: «Lo giudicheremo col tempo». In fondo, è proprio questo l’umore dominante: attesa, cautela e una certa nostalgia per ciò che poteva essere.

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