
Si è inginocchiato lentamente, da solo. Nessuna parola, nessuna celebrazione, nessun annuncio. Solo il respiro della Basilica, amplificato dalla notte, e i passi di Papa Leone XIV che hanno risuonato sul marmo di Santa Maria Maggiore.
Dopo la visita a sorpresa al santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, il nuovo Pontefice ha voluto fermarsi in preghiera nel luogo dove riposa Papa Francesco, nella cappella laterale dedicata alla Salus Populi Romani. Lì dove Francesco volle essere sepolto, lì dove aveva pregato nei giorni più cruciali del suo pontificato.
Un gesto silenzioso che parla al cuore della Chiesa

Leone XIV non ha voluto testimoni. Ha chiesto che la sua sosta fosse privata, raccolta, intima. Un successore davanti a un predecessore. Un uomo davanti a un altro uomo. Un Papa davanti a una tomba. Ha pregato a lungo, senza mai alzare lo sguardo, come se in quel silenzio cercasse un dialogo invisibile, un’eredità spirituale da raccogliere senza proclami.
È stato il suo modo di iniziare. Non da San Pietro, ma da lì. Dalla tomba di chi ha cambiato il volto del pontificato, da colui che ha voluto la “Chiesa ospedale da campo”. Una scelta eloquente nella sua sobrietà liturgica, nella sua forza simbolica.
Un’eredità che continua nel silenzio
La preghiera di Leone XIV accanto al corpo di Francesco non è un atto dovuto. È un ritorno al cuore di un’eredità viva, una linea che continua. Un gesto che commuove perché non pretende, ma chiede. Che non celebra, ma ascolta.
E forse, in quel silenzio, il nuovo Papa ha ricevuto la sua prima benedizione.