
Un pezzo di storia del calcio italiano si è spento questa mattina, con la scomparsa di una figura emblematica capace di lasciare un segno indelebile sia sui campi di gioco che nelle panchine delle principali squadre italiane e internazionali. Il suo contributo allo sviluppo del calcio moderno, con particolare attenzione alla valorizzazione dei talenti e alla capacità di gestire situazioni complesse, lo rende un punto di riferimento per chiunque voglia intraprendere la carriera di allenatore.
Dalla sua iniziale avventura come calciatore fino alla consacrazione come allenatore, ha dimostrato un’invidiabile capacità di adattamento e una rara visione strategica, che le hanno permesso di raggiungere traguardi impensabili e di ottenere la stima di colleghi e tifosi.

Si è spento questa mattina, all’età di 82 anni, Enzo Ferrari, figura di spicco del calcio italiano, noto per essere stato il primo allenatore italiano a sconfiggere il Real Madrid al Santiago Bernabéu. Ferrari, che nella stagione 1984-1985 guidò il Real Saragozza, rimarrà nella storia per l’impresa compiuta contro i Blancos, una vittoria per 2-1 che lo consacrò nel panorama internazionale.
Una carriera tra campo e panchina
Nato nel 1942, Enzo Ferrari iniziò la sua carriera come attaccante. Si mise in luce con il Genoa in Serie B prima di esordire in Serie A con il Palermo, dove giocò 55 partite e segnò 8 gol. Tra questi, rimane memorabile la rete da 77 metri contro la Roma, un gesto tecnico che ancora oggi viene celebrato. Successivamente, vestì le maglie di Udinese e altre squadre, distinguendosi per determinazione e qualità.
Ferrari esordì come allenatore nella stagione 1980-1981, subentrando a Gustavo Giagnoni sulla panchina dell’Udinese. Qui ebbe l’opportunità di allenare campioni del calibro di Franco Causio, Edinho e soprattutto Zico, segnando uno dei periodi più significativi della sua carriera. Dopo esperienze in Italia con squadre come Triestina, Avellino, Padova e Reggina, nel 1984 accettò la sfida di allenare nella Liga spagnola, diventando il secondo italiano a guidare una squadra iberica dopo Sandro Puppo.
Il trionfo al Santiago Bernabéu
Alla guida del Real Saragozza, Ferrari scrisse una pagina storica del calcio italiano. Nella stagione 1984-1985, la sua squadra affrontò il Real Madrid di Amancio in una partita difficile. I Blancos passarono in vantaggio con una rete di Emilio Butragueño, ma il Saragozza di Ferrari non si arrese: con i gol di Raúl Amarilla e José Ramón Corchado, riuscì a ribaltare il risultato, conquistando una vittoria epica. Nonostante il successo, la sua avventura in Spagna durò una sola stagione, un’esperienza che Ferrari, negli anni successivi, dichiarò di rimpiangere per non aver proseguito.
Un’eredità calcistica
Oltre al prestigio internazionale, Ferrari è ricordato per il suo contributo al calcio italiano, avendo guidato club di diverse categorie come Palermo, Reggiana, Alessandria, Juve Stabia, Ascoli e Arezzo. La sua dedizione e il suo spirito innovativo rimangono un esempio per le future generazioni di tecnici italiani.
Enzo Ferrari lascia un segno indelebile nel mondo del calcio, sia come calciatore che come allenatore. Il suo nome resterà per sempre legato a quell’impresa al Santiago Bernabéu, un traguardo che lo ha reso una leggenda.