
Ogni viaggio in mare racconta una storia. Alcune terminano con la speranza di un nuovo inizio, altre invece lasciano un segno di dolore difficile da dimenticare. Le cronache continuano a testimoniare quanto sia fragile il confine tra la salvezza e la tragedia per chi affronta il Mediterraneo nella speranza di una vita migliore.
Nella notte, un nuovo sbarco ha scosso le acque e le coscienze. Le coste di Lampedusa hanno accolto persone stremate, sopravvissute a una traversata disperata. Insieme a loro, purtroppo, anche tre corpi senza vita, testimonianza silenziosa di un dramma che si ripete troppo spesso.

Sbarco notturno: soccorsi e lutti
Sono 57 i migranti giunti sull’isola, salvati poche ore prima dalla nave Nadir, gestita dall’organizzazione tedesca ResQship. A bordo anche 13 donne e 2 minori, tutti provenienti da paesi dell’Africa occidentale come Gambia, Ghana, Niger, Sierra Leone, Nigeria e Togo. Accanto a loro, però, anche una tragedia: tre cadaveri, due dei quali appartenevano a bambini di appena 2 anni.
La gravità delle condizioni di alcuni dei sopravvissuti è emersa subito dopo il salvataggio. I volontari dell’ONG hanno lanciato un SOS medico per sei persone, tra cui tre donne e due minori, che presentavano ustioni e segni evidenti di debilitazione. La Guardia Costiera, con la motovedetta Cp 312, ha effettuato un’evacuazione sanitaria nella tarda serata. I sei sono stati trasferiti al poliambulatorio locale non appena giunti al molo Favarolo, poco dopo la mezzanotte.
I cadaveri: vittime della fame e della sete
I tre corpi, sbarcati nel molo commerciale, sono stati trasferiti alla camera mortuaria di Cala Pisana per ulteriori accertamenti. Le prime ipotesi parlano di morte per disidratazione e denutrizione, dovuta al fatto che il gommone su cui viaggiavano è rimasto alla deriva per giorni. Solo grazie alla segnalazione da parte di un assetto Frontex, l’imbarcazione è stata individuata e soccorsa.
“Siamo intervenuti appena ricevuta la segnalazione, ma la situazione era già estremamente compromessa”, hanno riferito dall’equipaggio della Nadir. Anche questa volta, l’emergenza umanitaria si è manifestata nel suo volto più crudo, ricordandoci quanto ancora ci sia da fare per garantire sicurezza e dignità a chi fugge dalla disperazione.