
L’elezione di Papa Leone XIV, avvenuta l’8 maggio scorso, ha segnato un momento di svolta per la Chiesa cattolica, che si trova a fronteggiare sfide morali e geopolitiche senza precedenti. Il nuovo pontefice, con il suo linguaggio diretto e le sue posizioni nette, sembra intenzionato a riportare il messaggio evangelico al centro del dibattito internazionale, soprattutto nelle situazioni di conflitto. Tra i primi eventi a riemergere con forza in questo contesto c’è un’intervista del 2022, quando era ancora vescovo di Chiclayo, in Perù, che lo vide schierarsi apertamente contro l’invasione russa dell’Ucraina.
Le sue dichiarazioni, rilasciate durante un intervento televisivo nel programma Semanario Expresion, appaiono oggi come un chiaro segnale della visione che caratterizzerà il suo pontificato. Non si tratta solo di un semplice appello alla pace, ma di una condanna ferma di ciò che definì «un’invasione imperialista» della Russia, motivata da «questioni di potere» e dall’interesse per la posizione strategica dell’Ucraina. Queste parole, pronunciate quando il conflitto era ancora agli inizi, risuonano oggi con un’eco ancora più forte, riflettendo la capacità del pontefice di leggere con lucidità le dinamiche geopolitiche.
Una nuova etica della responsabilità
La scelta di Leone XIV di esprimersi con parole così dirette non è soltanto un atto di denuncia, ma un richiamo alla responsabilità collettiva. «Ci sono politici che non vogliono riconoscere gli orrori di questa guerra», aveva detto nel 2022, rivolgendosi non solo al Perù, ma al mondo intero. Questa frase non si limita a criticare l’indifferenza, ma chiama ciascuno a prendere posizione. È un approccio che risuona profondamente in un mondo frammentato, in cui spesso le istituzioni religiose sono percepite come troppo distanti o timorose di schierarsi.
Un confronto che esalta il coraggio di Leone XIV
Il contrasto con il pontificato di papa Francesco non può essere ignorato. Sebbene Francesco abbia incarnato una visione pastorale orientata al dialogo e alla riconciliazione, la sua posizione sull’invasione russa è stata giudicata da molti troppo ambigua. Definire ucraini e russi “fratelli” e astenersi dal condannare esplicitamente Vladimir Putin ha alimentato il malcontento, soprattutto tra gli ucraini.

Leone XIV, al contrario, ha scelto di chiamare le cose con il loro nome. Questa chiarezza non è solo una scelta retorica, ma un atto politico e morale. È il segnale di un pontefice che vuole restituire alla Chiesa cattolica il ruolo di guida etica, capace di offrire punti di riferimento saldi in un’epoca di incertezze.
La forza di un pontificato coraggioso
Il rischio di questa posizione è evidente: una condanna così netta potrebbe complicare i rapporti con la Russia e con altre potenze che guardano alla Santa Sede come un intermediario neutrale. Ma Leone XIV sembra pronto a correre questo rischio in nome di un principio superiore: la difesa dei diritti umani e la lotta contro ogni forma di oppressione.
Questo pontificato potrebbe rappresentare una svolta, non solo per il messaggio che trasmette, ma per il modo in cui lo fa. Leone XIV dimostra che la Chiesa cattolica non ha paura di affrontare le sfide del presente con coraggio e determinazione, mettendo al centro non la prudenza diplomatica, ma la verità e la giustizia.