
I crackers sono tra gli snack salati più amati dagli italiani: croccanti, versatili e perfetti per ogni occasione, dallo spuntino veloce all’aperitivo. Ma quanto sono davvero sani? Un’analisi della rivista svizzera K-Tipp su 12 varietà di cracker a base di cereali ha rivelato dati sorprendenti su grassi, fibre, pesticidi e sostanze nocive. Il test è stato condotto dal laboratorio tedesco Dr. Wirts + Partner e ha valutato ogni prodotto in base a criteri fondamentali per la salute del consumatore: contenuto di fibre alimentari, importante per la digestione e la prevenzione di patologie; quantità di grassi, considerando il limite giornaliero consigliato di 60-80 grammi; residui di pesticidi, rilevati con tecniche di cromatografia; presenza di acrilammide, una sostanza potenzialmente cancerogena prodotta durante la cottura; tossine della muffa, non rilevate in nessun campione testato.
In metà dei campioni analizzati sono stati trovati residui di pesticidi, tra cui: Pirimifosmetile (Gran Pavesi): dannoso a lungo termine; Deltametrina (TUC): sospettata di interferenze ormonali; piperonilbutossido (TUC): tossico per fegato e reni; Trinexapac: regolatore di crescita del grano, presente in due prodotti. Tutte sostanze classificate dall’ECHA (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) come altamente tossiche per l’ambiente acquatico.
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I migliori cracker secondo il test: solo 4 promossi
Tra i 12 crackers analizzati, solo 4 hanno superato l’esame con una valutazione positiva. Il migliore in assoluto è risultato il: Bio Original Spelt – Dar-Vida Naturaplan (elevato contenuto di fibre; quantità di grassi molto bassa; nessuna traccia di pesticidi).
Seguono altri prodotti con buoni risultati, tra cui: “Nature Vollkorn” – Dar-Vida, “Cracker Nature” – Snack Fun, “Nature” – Country. Questi cracker si distinguono per la qualità degli ingredienti, la sicurezza e l’assenza di sostanze nocive.

I peggiori cracker del test: attenzione a grassi e sostanze chimiche
Ultimo posto nella classifica dei migliori crackers per i famosissima TUC. Si sono classificati ultimi a causa di: oltre 20 g di grassi per 100g di prodotto; elevata presenza di acrilammide (oltre la metà del limite legale svizzero); tracce di deltametrina e piperonilbutossido, sostanze potenzialmente dannose per ormoni, fegato e reni.
Penultimi i Gran Pavesi: nonostante il basso livello di acrilammide (30 μg/kg), sono stati penalizzati per: presenza di pirimifosmetile, un pesticida dannoso per gli organi a lungo termine; scarso apporto di fibre, simile a quello del pane bianco.