
“Fisicamente stiamo bene, ma mentalmente no. Questa storia della frattura scoperta durante l’autopsia ci ha sconvolti”. Così Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich, ha raccontato il suo stato d’animo a Fanpage.it, commentando la recente notizia della lesione alla vertebra T2 emersa nella perizia della professoressa Cattaneo. Il sospetto, ora, è che ci sia l’ennesimo tentativo di depistaggio intorno alla morte della 63enne scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata senza vita tre settimane dopo, nel parco dell’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste.
Secondo quanto riferito dalla cugina, il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, è intenzionato a sporgere denuncia contro il tecnico anatomopatologo Giacomo Molinari, accusato di aver preparato il corpo per l’autopsia e di aver parlato pubblicamente del caso solo a distanza di anni. Alla denuncia saranno allegati anche video pubblicati dallo stesso tecnico sui social, in cui compare in ambienti riservati agli addetti ai lavori.
In uno di questi filmati, spiega Radin, Molinari avrebbe fatto riferimento esplicito al caso Resinovich, dicendo di voler “esprimere la propria opinione più avanti”. “Non è vero che non conosceva il caso – dichiara Silvia – si è smentito da solo. Se davvero aveva dubbi su una lesione causata durante l’autopsia, perché non ha detto nulla nel 2022, quando sono stati depositati i primi risultati medico-legali?”.

Radin sottolinea che la frattura vertebrale non era mai emersa nei documenti ufficiali precedenti alla perizia Cattaneo. “È comparsa solo successivamente, e mi chiedo come mai. Vorrei fare delle domande a Molinari, soprattutto sul perché abbia riferito le sue perplessità alla controparte e non direttamente agli inquirenti. Dice di essere stato incoraggiato dalla direttrice dell’Istituto, quindi sapevano anche i suoi superiori? Questo è molto grave”.
Secondo la cugina, Molinari non poteva non conoscere l’importanza di quella frattura nel contesto investigativo. “È impossibile che nel suo ambiente non si parlasse del caso Liliana. In uno dei video si sofferma persino sugli strumenti da autopsia, e io mi chiedo: conosceva anche Sebastiano Visintin, il marito di Liliana?”.

Sul possibile movente, Radin è diretta: “Io sono convinta che la verità parta dai soldi trovati in casa di Liliana e Sebastiano. Lilly voleva lasciare il marito e forse lui sapeva della sua relazione con Claudio. Credo che chi l’ha uccisa non volesse necessariamente toglierle la vita, ma farle paura. Lei aveva un segreto e non doveva portarlo fuori da quella casa. Ho anche messaggi di testimoni anonimi che darò agli inquirenti”.
Quanto alla frattura, Silvia ribadisce: “Non cambia nulla: Liliana era piena di lividi. Il professor Fineschi ha detto che serviva una forza enorme per provocare una lesione simile. Sarebbe servita una caduta dal quarto piano. E nella TAC non risultava nulla. Per noi, resta l’ipotesi dell’omicidio. La relazione della professoressa Cattaneo è l’unica che ha fatto luce con serietà, ed è lì che sta la verità. Noi andiamo avanti per dare giustizia e dignità a Lilly”.