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Italia, un sussurro della terra, nel buio profondo di una notte di maggio

Pubblicato: 12/05/2025 07:18

Certe notti sembrano più silenziose delle altre. Il mondo rallenta, i rumori si assopiscono, il tempo si dilata. Era una di quelle notti in cui persino i cani tacciono e la natura sembra trattenere il fiato. Le case erano buie, le strade vuote, e il cielo appena velato da nuvole basse che non promettevano pioggia. Poi, all’improvviso, un tremore. Breve. Secco. Come un colpo sotto la pelle del mondo.

Nessun allarme, nessuna fuga. Solo quel battito anomalo, che qualcuno avrà forse percepito nel dormiveglia, tra il sogno e l’inquietudine. I lampadari hanno oscillato appena, le finestre hanno tremato senza rumore. Ma sotto i piedi, invisibile, la terra ha respirato. Ancora una volta.

Scossa di magnitudo 2.1 nella notte

Solo più tardi si è avuta conferma ufficiale. La Sala Operativa dell’Ingv ha registrato un terremoto di magnitudo 2.1 alle 3.05. L’epicentro si trova nella zona di Zafferana Etnea, nel territorio della provincia di Catania, ai piedi dell’Etna, dove l’attività sismica è parte del paesaggio quotidiano. Nessun danno, nessun ferito. Solo un promemoria della forza che sonnecchia sotto la superficie.

Il vulcano tace, ma il suo cuore — di tanto in tanto — batte. E chi vive ai suoi piedi, lo sa bene.

Etna, memoria viva di un gigante instancabile

Non è la prima volta che Zafferana e i comuni etnei sentono il fiato del vulcano. Nel 1992, la colata lavica minacciò direttamente l’abitato, costringendo i residenti a vivere per settimane con le valigie pronte. L’intervento dell’esercito, che dirottò la lava con muri e cariche esplosive, è rimasto nella storia come una delle più drammatiche difese civili dal fuoco della montagna.

E ancora prima, nel 1928, fu Mascali a scomparire sotto la lava, inghiottita in pochi giorni da un fiume incandescente che non lasciò scampo né tregua. Le generazioni più anziane custodiscono quei racconti con una dignità fatta di paura e rispetto. E i bambini, crescendo, imparano presto che l’Etna non è solo un monte: è un dio che dorme, e quando si sveglia, non sempre avvisa.

Un equilibrio sottile tra bellezza e minaccia

Chi vive qui, sotto la sua ombra, conosce bene il paradosso. L’Etna è fertilità, turismo, paesaggi lunari e neve sulle cime anche in primavera. Ma è anche rischio, attesa, allerta. Ogni scossa, anche la più lieve, è parte di un dialogo antico tra l’uomo e la montagna. Un linguaggio di vibrazioni, segnali, ricordi. Un patto non scritto, dove la memoria è la vera protezione.

E così, anche una notte come questa, apparentemente quieta, entra a far parte di quella lunga storia fatta di cenere, fuoco e resistenza. Una storia che continua, in silenzio, sotto le lenzuola del sonno.

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