
Si torna a parlare di pace, o almeno di diplomazia. Istanbul potrebbe diventare presto il nuovo epicentro di una possibile svolta nella crisi ucraina. Tra le tante incognite, una sola certezza: Volodymyr Zelensky ha confermato la sua presenza nella città turca giovedì. Ma il resto del tavolo resta tutto da comporre. Il condizionale è d’obbligo, soprattutto per chi spera nella partecipazione di Vladimir Putin, eventualità che potrebbe attrarre anche l’attenzione di Donald Trump, pronto a ritagliarsi un ruolo da mediatore, rubando — forse — la scena al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Il contesto, tuttavia, è tutt’altro che semplice. Le tensioni sono alle stelle, e la strada verso un incontro diretto tra i due leader, che si sono incrociati solo una volta nel 2019, appare in salita. Trump stesso, diretto verso l’Arabia Saudita, ha lasciato intendere che sta “pensando di andare a Istanbul”, ma senza conferme ufficiali.
Kiev: “Zelensky parla solo con Putin”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy è pronto a trattare solo con Vladimir Putin. A dichiararlo è stato Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio presidenziale ucraino, in un’intervista riportata da RBC-Ucraina.
“Che senso ha tenere una riunione a un livello inferiore?”, si è chiesto Podolyak, sottolineando che Zelenskyy non può incontrarsi con altri rappresentanti russi, come ad esempio Vladimir Medinsky, consigliere del presidente della Federazione Russa.
“Questa persona non è certo sufficiente per discutere questioni fondamentali”, ha aggiunto Podolyak, chiudendo di fatto a negoziati con funzionari di rango inferiore rispetto al leader del Cremlino.
Le dichiarazioni di Podolyak arrivano nel contesto di indiscrezioni su possibili colloqui a Istanbul, che potrebbero rappresentare un tentativo di riaprire un canale diplomatico tra Mosca e Kiev. Tuttavia, dal fronte ucraino emerge con forza la volontà di limitare il dialogo al solo vertice politico, con Zelensky disposto a sedersi al tavolo soltanto con Putin.
Mosca non cede alle pressioni: gelo sul cessate il fuoco
La diplomazia internazionale, intanto, continua a spingere per un cessate il fuoco di almeno 30 giorni come condizione preliminare al dialogo. Ma dal Cremlino la risposta è netta: “Un linguaggio inaccettabile per la Russia, inappropriato”, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov, rigettando l’idea che Kiev possa dettare le condizioni.
Zelensky, dal canto suo, conferma che sarà comunque in Turchia e accusa Mosca di un “strano silenzio” sulla partecipazione all’incontro. Peskov, incalzato sulla composizione della delegazione russa, ha liquidato la domanda con un semplice “no comment”. Tattiche da scacchi o da poker, ma con in gioco la pace in Europa.
Le richieste restano le stesse: resa dell’Ucraina, stop all’ingresso nella NATO, riconoscimento dei territori occupati. Ma ora l’Occidente rilancia con nuove condizioni. “Ci deve essere una tregua”, ha insistito l’Alto rappresentante Kaja Kallas, mentre nel frattempo i droni russi continuano a colpire la regione di Sumy, causando vittime e feriti.
Secondo l’analista Volodymyr Fesenko, se Putin dovesse rifiutare l’invito, “potrebbe apparire debole agli occhi di Trump”. Una strategia chiara per Zelensky, che ha ribaltato il tavolo chiedendo un confronto diretto: “Putin si trova all’angolo”, ha dichiarato il deputato ucraino Oleksandr Merezhko.
E mentre Bruxelles prepara nuove sanzioni, i ministri europei riuniti a Londra e le parole di Giorgia Meloni da Roma continuano a tenere alta la pressione: “Attendiamo una chiara risposta dalla Russia”. Ma dal Cremlino, per ora, tutto tace.