
Durante l’ultimo viaggio presidenziale verso il Medio Oriente, una scelta comunicativa dell’amministrazione Trump ha suscitato forti reazioni tra i professionisti dell’informazione. A bordo dell’aereo presidenziale Air Force One, infatti, non è stato ammesso alcun rappresentante delle principali agenzie di stampa statunitensi, un fatto che ha sollevato preoccupazioni sul fronte della trasparenza e della libertà di stampa.
La decisione ha immediatamente innescato una presa di posizione da parte dell’Associazione dei corrispondenti della Casa Bianca, che ha espresso formalmente il proprio disappunto per l’esclusione.
«Un torto agli americani»: la protesta dei corrispondenti
In un comunicato diffuso a margine della partenza, l’associazione ha duramente criticato quanto avvenuto: «Escludere le agenzie di stampa è un torto agli americani che hanno bisogno di notizie sul loro presidente, soprattutto durante i viaggi all’estero dove tutto può succedere e le conseguenze possono avere un impatto sul mondo intero».
Per la prima volta, nessuna delle principali agenzie — note per la loro copertura imparziale e continua degli eventi istituzionali — è stata ammessa sul volo con il presidente. «È un precedente preoccupante», sottolineano fonti interne, che paventano un restringimento del pluralismo informativo nei momenti più delicati della politica estera.
Informazione sotto controllo?
L’assenza di agenzie come Associated Press o Reuters a bordo del volo presidenziale ha acceso il dibattito su una possibile strategia di comunicazione più selettiva, in cui l’accesso alle notizie viene limitato a testate più allineate o scelte ad hoc. Questo tipo di decisione, secondo gli osservatori, rischia di minare la copertura imparziale delle attività del capo di Stato, soprattutto in occasioni internazionali in cui la posta in gioco può essere altissima.
La trasparenza dei viaggi presidenziali, soprattutto in zone strategiche come il Medio Oriente, è da sempre considerata fondamentale per l’opinione pubblica e per la credibilità dell’informazione. L’esclusione di intere agenzie, sostengono i giornalisti, rappresenta un colpo alla responsabilità democratica e al diritto dei cittadini di essere informati da fonti affidabili.
In attesa di una possibile rettifica o spiegazione da parte dello staff presidenziale, resta il malumore all’interno della comunità giornalistica, che interpreta la scelta come una chiusura inedita e potenzialmente dannosa per il rapporto tra istituzioni e stampa.