
Due uomini sono stati fermati con l’accusa di concorso in omicidio e distruzione di cadavere in relazione alla morte di Antonino Arculeo, pensionato di 74 anni originario di Partinico. Si tratta di Dario Milana, 47 anni, e Gioacchino Leto, 35. Il corpo dell’anziano era stato ritrovato senza vita lo scorso 10 maggio in contrada Acque Calde, nei pressi di Alcamo, in provincia di Trapani. Arculeo risultava scomparso dal 7 maggio.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Palermo, sono partite dalla denuncia dei figli della vittima, preoccupati per l’improvvisa sparizione del padre. Un particolare ha subito insospettito gli inquirenti: nella sera stessa della scomparsa, l’auto di Arculeo era rimasta coinvolta in un grave incidente stradale ad Alcamo. All’interno della vettura c’erano due uomini, ma uno era scappato subito dopo lo schianto, mentre l’altro si era fatto medicare in ospedale prima di rendersi irreperibile.

Gli sviluppi investigativi hanno portato all’identificazione dei due soggetti coinvolti nell’incidente: Gioacchino Leto, che aveva fatto perdere le sue tracce, e Dario Milana, rifugiatosi in una struttura sanitaria. Leto è stato rintracciato a Lamezia Terme, dove ha tentato la fuga prima di consegnarsi volontariamente al commissariato di Partinico. È stato lui a fornire la svolta alle indagini, indicando il punto esatto dove era stato nascosto il cadavere dell’anziano.
Secondo quanto raccontato da Leto agli investigatori, a colpire mortalmente Arculeo con un coltello da cucina sarebbe stato Milana. Dopo l’omicidio, i due si sarebbero disfatti del corpo, bruciandolo per cancellare le tracce, e avrebbero poi abbandonato l’arma. La versione fornita da Leto ha consentito di ritrovare il corpo in avanzato stato di decomposizione, nascosto tra la vegetazione della campagna trapanese.
Ciononostante, durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero, Leto si è avvalso della facoltà di non rispondere, scegliendo il silenzio dopo le dichiarazioni iniziali. Milana, invece, ha completamente negato ogni responsabilità, affermando di non conoscere né la vittima né Leto e rigettando l’accusa di aver avuto un ruolo nel delitto.
Il movente dell’omicidio resta ancora avvolto dal mistero. Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, mentre proseguono gli accertamenti tecnici e le indagini per ricostruire il contesto e le reali motivazioni dietro una vicenda che ha scosso profondamente le comunità di Partinico e Alcamo.