
Non c’è nulla che lasci presagire la violenza quando la si osserva da lontano. Le case sono tutte uguali, le strade silenziose, i balconi pieni di piante curate con attenzione. Una finestra socchiusa, un cane che abbaia, il rumore del televisore acceso in una cucina. La violenza, però, è silenziosa finché non esplode. E quando lo fa, squarcia la normalità con una ferocia che non concede il tempo di capire, né di reagire. Nessuno si aspetta che dietro una porta qualunque si stia consumando un incubo.
Leggi anche: Picchia la moglie incinta, poi tenta la fuga: cade da cinque metri
Ci sono famiglie che vivono una doppia vita: quella che mostrano al mondo e quella che subiscono tra le pareti domestiche. A volte bastano pochi secondi perché tutto crolli, perché il dolore diventi pubblico, irrimediabilmente esposto. È in quei momenti che i vicini, i figli, i passanti smettono di essere solo spettatori e diventano testimoni involontari di una tragedia annunciata. Una tragedia che, stavolta, ha rischiato di trasformarsi in omicidio.
L’aggressione all’interno dell’abitazione della coppia
È stato proprio all’interno di una casa apparentemente come tante, nel comune di Megliadino San Fidenzio, in provincia di Padova, che un uomo ha cercato di uccidere la moglie. L’ha picchiata con estrema violenza, le ha stretto le mani al collo fino a farle perdere i sensi, l’ha gettata a terra e colpita ancora, con calci e pugni. Poi, credendola morta, l’ha avvolta in un tappeto e trascinata sul balcone.
A interrompere quell’atto di disperazione e follia è stato il figlio della coppia, un ragazzo di 22 anni, che rientrando a casa ha assistito alla scena. Il padre gli ha detto che la madre era morta e che anche lui avrebbe voluto togliersi la vita, lanciandosi dalla terrazza. Intanto i vicini, spaventati dalle urla, avevano già chiamato il 118 e i carabinieri. Quando i sanitari sono arrivati, la donna era ancora viva: è stata rianimata e trasferita in ospedale a Schiavonia, dove è ricoverata in condizioni gravi, ma non è in pericolo di vita.

Un passato di abusi e minacce
Il marito, un 55enne albanese, è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Este, e coordinate dalla Procura di Rovigo, l’uomo avrebbe esercitato da anni un controllo totale sulla moglie, fatto di violenza fisica, minacce e isolamento. L’aggressione sarebbe scoppiata in seguito al rifiuto della donna di avere un rapporto sessuale con lui.
Solo grazie al tempestivo intervento dei carabinieri si è evitato il peggio: mentre la donna veniva soccorsa, il marito ha tentato di aggredirla di nuovo, urlandole che gli aveva rovinato la vita. Anche in quell’occasione è stato bloccato dalle forze dell’ordine.
Isolata e privata di ogni libertà
La donna, secondo le testimonianze dei vicini e degli investigatori, viveva da tempo in una condizione di isolamento forzato. Le era stato vietato di vedere amici e conoscenti, e l’uomo gestiva completamente il denaro di famiglia, impedendole qualsiasi autonomia economica. Aveva perfino ostacolato il suo tentativo di acquistare una quota del centro estetico in cui lavorava.
Il figlio ha raccontato ai carabinieri che le violenze erano frequenti e avvenivano davanti a lui. Al momento dell’arrivo in ospedale, la 42enne presentava ematomi su tutto il corpo e ferite profonde alla base del collo, segno dell’estremo tentativo del marito di strangolarla.
Alla luce della gravità dei fatti e dei precedenti, la Procura ha chiesto e ottenuto la convalida della custodia cautelare in carcere per l’uomo. Le indagini proseguono, ma resta una certezza: la sopravvivenza della donna, questa volta, è stata una questione di minuti.