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Perché non può essere stato uno sconosciuto a uccidere Chiara Poggi: così è caduta l’ipotesi

Pubblicato: 13/05/2025 14:03

A quasi due decenni da uno dei casi giudiziari più noti del nostro Paese, l’interesse intorno al delitto di Garlasco continua a rimanere vivo. Nonostante una condanna definitiva sia stata emessa, il fascicolo resta aperto, e nuove piste investigative tornano a far discutere opinione pubblica e ambienti legali.

Nel cuore di questa nuova fase si inserisce il nome di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, la giovane uccisa nel 2007. La Procura ha riacceso l’attenzione sulla sua posizione e si prepara a una nuova udienza che potrebbe rimettere in discussione alcuni elementi centrali del caso.

Riaperto il caso Garlasco: nuove indagini e vecchie ipotesi

Venerdì 16 maggio è fissata l’udienza che inaugurerà un nuovo incidente probatorio, durante il quale verranno rivalutati i reperti ancora disponibili, raccolti sulla scena del crimine. A parlarne è anche Massimo Lovati, avvocato di Sempio, che rilancia una teoria mai del tutto sopita: “Io l’ho sempre detto: è stato un sicario ad uccidere Chiara Poggi. E lo ribadisco. Non parlo da avvocato, ma da criminologo o cittadino normale che ha una sua idea”.

Secondo il legale, Alberto Stasi, unico condannato, sarebbe innocente. “Semplicemente lui non è mai entrato nella villetta di Garlasco”, afferma, sostenendo che qualcuno lo avrebbe persino indotto a chiamare i carabinieri e suggerito cosa dire.

Ma la tesi del sicario è sempre stata respinta dalla magistratura. Nella motivazione della condanna, i giudici sono categorici: “La dinamica dell’aggressione evidenzia come Chiara non abbia neppure avuto il tempo di reagire […] aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente”. Un’aggressione brutale, portata da chi aveva con lei un rapporto di stretta fiducia.

Il movente resta però il vero enigma del caso. Chiara Poggi è stata uccisa con particolare violenza, forse con un martello mai ritrovato. E sebbene la difesa avesse ipotizzato l’intervento di un ladro, anche questa ipotesi è stata smontata: “L’idea che un intruso, dopo aver ucciso, si sia preoccupato di richiudere i cassetti appare del tutto inverosimile”.

Per la Corte d’Appello bis, l’unico scenario plausibile resta quello di una persona conosciuta. “Alberto Stasi era il fidanzato, conosceva casa e abitudini. Erano praticamente soli a Garlasco”, si legge nella sentenza. Ora, con l’incidente probatorio, si aprono nuovi interrogativi, ma i giudici sembrano avere ancora pochi dubbi.

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