
La diocesi di Brescia torna sotto i riflettori per un nuovo, grave caso che scuote il mondo ecclesiastico. Don Jordan Coraglia, 51 anni, parroco di Castelcovati ed ex componente della nazionale di calcetto dei preti, è stato arrestato con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Il sacerdote è attualmente agli arresti domiciliari ed è stato sospeso dall’incarico dalla Curia bresciana.
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Il caso è esploso a seguito di una complessa indagine condotta dalla Polizia Postale, che ha portato alla luce l’esistenza di alcuni canali Telegram dedicati allo scambio di immagini e video pedopornografici. Il nome di don Coraglia è emerso proprio durante l’analisi di questi contenuti, attraverso accertamenti informatici e tracciamenti digitali che hanno permesso di risalire all’identità di uno degli utenti più attivi. L’anticipazione dell’arresto è arrivata dalla pagina online del Giornale di Brescia, che ha ricostruito i primi dettagli dell’operazione.
Coinvolto un volto noto della diocesi
La notizia dell’arresto ha scosso profondamente la comunità bresciana, in particolare quella di Castelcovati, dove don Coraglia era da tempo un punto di riferimento per i fedeli. Ma la sua notorietà si estendeva oltre i confini locali: il sacerdote era diventato celebre per la sua partecipazione alla nazionale italiana di calcetto riservata ai religiosi, dove era considerato una vera e propria “stella” per le sue doti sportive e per il carisma dimostrato anche fuori dal campo.
Una figura dunque ben conosciuta e, fino a ieri, stimata, che ora si trova al centro di un caso giudiziario delicatissimo, con accuse che gettano un’ombra pesante sulla sua carriera sacerdotale e sulla stessa immagine della Chiesa bresciana. La Curia, al momento, ha scelto la via del massimo riserbo, limitandosi a confermare la sospensione del parroco in attesa dell’evolversi delle indagini.

Un precedente recente aggrava la crisi
A rendere la situazione ancora più drammatica è la vicinanza temporale con un altro caso esploso all’interno della stessa diocesi. Appena un mese fa, il 16 aprile, un altro sacerdote, don Ciro Panigara, parroco di San Paolo, era finito agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale su minore. Anche in quel caso, il Vescovo Pierantonio Tremolada aveva disposto la sospensione dell’incarico pastorale, già a gennaio, dopo che un ragazzo aveva denunciato gli abusi subiti da parte del religioso.
Il ripetersi di episodi simili in un così breve arco di tempo apre un fronte critico per la gestione interna della diocesi e per la fiducia dei fedeli nelle istituzioni ecclesiastiche. La credibilità dell’intera comunità religiosa appare messa in discussione, con un effetto domino che rischia di minare il rapporto tra Chiesa e territorio, soprattutto in realtà dove la presenza pastorale è forte e radicata.
Il peso del silenzio e la richiesta di verità
In entrambi i casi, le accuse sono gravissime e coinvolgono minori, aggravando il quadro sia sul piano giudiziario che su quello etico. La comunità civile e religiosa è ora chiamata a fare i conti con un doppio trauma, che mette in crisi le certezze di chi, nei sacerdoti, ha sempre visto una guida e un riferimento.
Intanto, la magistratura prosegue il lavoro d’indagine, mentre le autorità ecclesiastiche restano in attesa degli esiti formali, pur avendo preso provvedimenti immediati per allontanare i sacerdoti coinvolti dai rispettivi ruoli pubblici. La necessità di fare chiarezza totale è ormai una priorità, anche alla luce del crescente clamore mediatico e della domanda di trasparenza e giustizia da parte dei cittadini.
Il rischio, concreto, è che il danno d’immagine si trasformi in una frattura permanente nel tessuto spirituale e sociale della zona, rendendo ancora più difficile il percorso di ricostruzione della fiducia, che appare oggi più che mai necessario.