
A distanza di quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia ha disposto una nuova serie di perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato Andrea Sempio, amico di lunga data del fratello della vittima. La mattina del 14 maggio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, su ordine dei magistrati, hanno effettuato un blitz presso l’abitazione di Sempio a Garlasco, nel pavese, nonché nelle case dei suoi genitori e di due suoi amici.
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La dichiarazione dell’avvocato
“La famiglia Poggi è rimasta ancora una volta basita per quanto sta accadendo. Il nostro ordinamento attribuisce alle procure un amplissimo potere in fase di indagini ma non per questo gli inquirenti possono collocarsi al di sopra della giurisdizione ignorando quanto accertato in un giusto processo, valorizzando – a distanza di quasi 20 anni – delle ipotesi stravaganti e creando in tal modo i presupposti per una loro immediata diffusione sugli organi di stampa”. Lo afferma in una nota l’avvocato Francesco Compagna, difensore della famiglia Poggi, in merito agli ultimi sviluppi. “Il rispetto per le persone coinvolte in una così tragica vicenda, e ora nuovamente esposte a sofferenze indicibili, richiederebbe a nostro avviso un maggior rigore nella valutazione dei dati probatori e nella tutela della riservatezza degli eventuali accertamenti ritenuti opportuni” conclude l’avvocato Compagna.
Perquisiti anche due amici di Sempio: chi sono
Roberto Freddi, 37 anni, e Mattia Capra, 36, entrambi di Garlasco, sono stati raggiunti da una perquisizione ordinata dai carabinieri milanesi su mandato della procura di Pavia. La misura, definita “presso terzi”, non li vede formalmente sotto inchiesta. Ma il loro nome riemerge per un motivo preciso: entrambi erano amici stretti di Marco Poggi, fratello di Chiara, e di Andrea Sempio, figura nota nei precedenti sviluppi investigativi.
Insieme a loro, anche un altro giovane di allora, Alessandro Biasibetti, oggi diventato frate francescano, frequentava la casa dei Poggi nei primi anni Duemila. La villetta di via Pascoli era una tappa abituale, specialmente nei fine settimana. Il dettaglio più rilevante? Tutti si spostavano in bicicletta, mezzo segnalato da testimoni nei pressi dell’abitazione nelle ore compatibili con l’omicidio.
Freddi, ai tempi del delitto, aveva raccontato ai carabinieri: “Conosco Marco dalle elementari e frequentavo saltuariamente casa sua, soprattutto nei weekend”. Aveva anche specificato di recarsi lì con una bici da donna appartenente alla madre, nera con cestino e priva di protezioni posteriori. Un particolare che, per gli inquirenti, aveva un certo peso.
Quanto a Capra, aveva dichiarato di conoscere Marco dalle scuole medie e di averci giocato a calcio insieme. Nei fascicoli si legge che si recava in via Pascoli con una mountain bike blu marca Olimpia, sostituita solo dopo il 2007 da un’auto, una volta ottenuta la patente.
Entrambi avevano riferito di non trovarsi in paese il giorno dell’omicidio. Tuttavia, erano stati contattati quella mattina da Andrea Sempio, una figura chiave già nota nelle fasi iniziali dell’inchiesta.
L’arma del delitto: cosa si sta cercando
Durante l’operazione sono stati sequestrati telefoni cellulari, computer, dispositivi informatici e supporti di memoria. Lo scopo è quello di analizzare i contenuti digitali per acquisire eventuali elementi utili alle indagini in corso. Secondo quanto trapelato da fonti investigative, l’obiettivo è quello di verificare l’esistenza di comunicazioni, file, accessi o altri dati potenzialmente rilevanti che potrebbero fornire nuovi spunti sulla vicenda delittuosa che sconvolse l’Italia nel 2007.
Una perquisizione è in corso anche nell’appartamento dello stesso indagato, a Voghera. Gli investigatori stanno anche iniziando a setacciare un canale a Tromello, nelle vicinanze di una vecchia casa di corte, alla ricerca dell’arma del delitto, che potrebbe essere un attizzatoio di un set da camino di casa Poggi.
Chi è Andrea Sempio e perché è tornato sotto i riflettori
Andrea Sempio non è un nome nuovo per gli inquirenti che si sono occupati del caso Poggi. Il suo nome era emerso già nel 2016, quando il consulente della difesa di Alberto Stasi, la criminologa Roberta Bruzzone, rese nota la presenza di tracce di DNA maschile sotto le unghie della vittima. Quelle tracce, mai analizzate prima, risultarono compatibili con il profilo genetico proprio di Sempio.
Nel 2017, tuttavia, la Procura archiviò l’indagine a suo carico, ritenendo che non vi fossero elementi sufficienti per collegarlo al delitto. La decisione fu confermata anche dal Tribunale, che respinse la richiesta di incidente probatorio avanzata dai legali di Stasi. L’impronta genetica, secondo l’accusa, non era significativa e poteva risalire a un contatto avvenuto giorni prima del delitto. Ora, a sorpresa, il suo nome riemerge. La Procura di Pavia ha deciso di riaprire un filone d’indagine parallelo, con la possibilità che vengano disposti nuovi accertamenti tecnici, anche grazie alle tecnologie più avanzate oggi disponibili.

Un delitto ancora pieno di ombre
Il delitto di Garlasco rimane uno dei casi giudiziari più controversi e seguiti dell’ultimo ventennio. Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26 anni, venne trovata senza vita nella villetta di famiglia in via Pascoli, colpita ripetutamente alla testa con un oggetto contundente. Fu il fidanzato, Alberto Stasi, a dare l’allarme. Dopo anni di processi e due sentenze di assoluzione, Stasi venne definitivamente condannato nel 2015 a 16 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario.
Ma i dubbi non si sono mai sopiti. Negli anni, numerose inchieste giornalistiche e approfondimenti televisivi hanno sollevato interrogativi sulla gestione dell’inchiesta iniziale, sulle prove raccolte e sui possibili scenari alternativi. In particolare, la figura di Andrea Sempio è stata oggetto di un acceso dibattito mediatico, tra chi riteneva la sua posizione trascurata e chi, al contrario, la considerava irrilevante.
La posizione dei genitori di Chiara
I genitori della vittima, Rita e Giuseppe Poggi, hanno sempre sostenuto la colpevolezza di Alberto Stasi, esprimendo scetticismo rispetto ad altre piste investigative. Anche oggi, a fronte del riemergere del nome di Andrea Sempio, la loro posizione non cambia. «Per noi non ci sono dubbi su chi abbia ucciso nostra figlia», hanno dichiarato in più occasioni. Una posizione comprensibile, umanamente, ma che inevitabilmente si scontra con la necessità di non escludere a priori ulteriori verifiche, soprattutto quando emergono nuovi elementi o nuove possibilità tecniche di analisi.

La nuova fase dell’inchiesta
Le attività investigative in corso sembrano voler rispondere a una domanda rimasta aperta per troppo tempo: c’è qualcosa che non è stato visto, o non è stato approfondito a sufficienza, nel percorso giudiziario compiuto finora? Secondo fonti vicine all’inchiesta, i militari dell’Arma stanno ricostruendo i movimenti e le comunicazioni di Andrea Sempio nel periodo immediatamente precedente e successivo al delitto, cercando riscontri temporali, geolocalizzazioni, cronologie di messaggi e altri metadati che possano offrire chiarezza. Il materiale sequestrato verrà analizzato nei laboratori forensi di Milano e Pavia, sotto la supervisione dei tecnici della polizia giudiziaria. Non si esclude che vengano richiesti nuovi esami genetici su tracce residue ancora custodite negli archivi della scientifica.
Verso un nuovo incidente probatorio?
Nel frattempo, la difesa di Alberto Stasi ha chiesto che venga disposto un incidente probatorio per accertare in modo definitivo le eventuali incompatibilità tra le nuove prove e la ricostruzione che ha portato alla condanna del loro assistito. Il caso potrebbe quindi imboccare una nuova fase giudiziaria, non priva di colpi di scena. Una cosa è certa: dopo 18 anni, il delitto di Garlasco continua a far discutere e a dividere. E mentre si attendono gli esiti delle nuove analisi, la verità – quella completa – sembra ancora sfuggire.