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L’annuncio di Macron: “Armi nucleari francesi nelle basi di Paesi alleati”. Cosa cambia

Pubblicato: 14/05/2025 07:15

Le recenti affermazioni del presidente francese Emmanuel Macron stanno sollevando un nuovo fronte di tensione diplomatica tra Occidente e Russia. Le sue parole, pronunciate nel corso di un’intervista televisiva, hanno innescato una dura reazione da parte del Cremlino, che ha espresso preoccupazione per quella che considera una possibile escalation nella corsa agli armamenti sul continente europeo.

Al centro del dibattito, la disponibilità della Francia a discutere lo schieramento di aerei da guerra con armamento nucleare in altri Paesi dell’Europa.

Mosca avverte: “Più armi non portano più sicurezza”

La replica da parte delle autorità russe non si è fatta attendere. Secondo quanto trapela da ambienti vicini al governo di Vladimir Putin, un aumento della presenza di armamenti nucleari in Europa non contribuirebbe alla stabilità, ma anzi potrebbe aggravare ulteriormente le tensioni già esistenti. In una posizione che mira a farsi portavoce della sicurezza regionale, il Cremlino ha dichiarato che “l’aumento dell’arsenale delle armi nucleari non migliorerebbe la sicurezza del continente”.

La presa di posizione si inserisce in un contesto già segnato da preoccupazioni per la proliferazione degli armamenti tattici e strategici sul suolo europeo.

Macron: “Pronti a discutere. Definirò presto il quadro”

Durante un’intervista trasmessa dall’emittente francese TF1, Macron ha aperto alla possibilità che anche la Francia possa partecipare attivamente a una nuova fase della deterrenza nucleare europea. “Gli americani hanno le bombe sugli aerei in Belgio, Germania, Italia e Turchia”, ha affermato. Una constatazione che, nel discorso del presidente, si lega direttamente alla disponibilità di Parigi ad aprire un tavolo di confronto su questo tema sensibile.

Siamo pronti ad aprire questa discussione. Definirò il quadro in modo molto specifico nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”, ha aggiunto Macron, lasciando intendere che una strategia dettagliata è già in via di elaborazione.

Un equilibrio sempre più fragile

L’uscita del leader francese arriva in un momento delicato per gli equilibri geopolitici europei, già segnati da conflitti regionali e rivalità internazionali. L’eventuale ridefinizione della strategia nucleare europea rischia di spostare ulteriormente il baricentro della sicurezza continentale, con reazioni a catena ancora difficili da prevedere.

I paletti della Francia: sovranità strategica non negoziabile

Nonostante l’apertura, Macron ha tracciato tre linee rosse che non verranno superate:

  • La Francia non finanzierà la sicurezza altrui.
  • Non verranno ridotte le risorse dedicate alla difesa nazionale.
  • La decisione ultima resterà sempre in capo al presidente della Repubblica.

Questo significa che, pur parlando di condivisione, Parigi manterrà il pieno controllo della sua forza nucleare. Qualsiasi accordo dovrà rispettare l’autonomia strategica francese, che resta il cuore della sua politica di difesa.

Trattati e cooperazione militare: Parigi guarda a Varsavia e Berlino

La nuova postura di Macron si inserisce in un quadro più ampio di rafforzamento della cooperazione militare europea. La Francia ha appena firmato un trattato bilaterale con la Polonia volto a intensificare l’integrazione nel campo della Difesa. Ma l’apertura si estende anche alla Germania. Il neocancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che darà mandato ai rispettivi ministri della Difesa di avviare colloqui su una possibile collaborazione nucleare, precisando però che ogni eventuale intesa sarà complementare alla protezione offerta dalla NATO, e non una sua alternativa.

Tregua in Ucraina: la proposta francese di 30 giorni

Sul fronte ucraino, la Francia rilancia una proposta di tregua di 30 giorni su terra, mare e cielo, con l’obiettivo di favorire l’avvio di un dialogo con Mosca. Macron ha ribadito la volontà di negoziare, ma ha anche avvertito che in assenza di sviluppi concreti entro la settimana, Parigi e Washington adotteranno nuove misure. I settori colpiti dalle possibili sanzioni saranno energia e finanza, con un’azione coordinata con Berlino e Bruxelles. Anche il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha confermato la disponibilità dell’UE a inasprire le sanzioni. La Commissione europea è già al lavoro su nuove proposte.

Le condizioni per la pace: nessuna resa alla logica del fatto compiuto

In parallelo, prende corpo l’ipotesi di un monitoraggio internazionale del cessate il fuoco, attraverso immagini satellitari e una supervisione congiunta europea-americana. Secondo Macron, l’Europa non deve essere in prima linea sul campo, ma può guidare una coalizione diplomatica e logistica.

Il presidente francese parla di forze di rassicurazione, eventualmente sotto mandato ONU, da dislocare in zone riconquistate dall’Ucraina, per garantire stabilità nel lungo periodo. Se Mosca dovesse violare l’accordo, sarebbe l’esercito ucraino a rispondere. Quanto alla prospettiva di un vero processo di pace, Macron ha chiarito che non ci può essere alcuna accettazione dello status quo imposto dalla Russia, ma ha anche ammesso che non è realistico pensare a un completo ritorno ai confini del 2014. “Gli stessi ucraini sanno che non potranno riconquistare tutto,” ha concluso.

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Ultimo Aggiornamento: 14/05/2025 12:18

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