
Una supervisione costante e una pianificazione accurata delle attività avrebbero potuto impedire la morte di Lorenzo Parelli, il giovane di 18 anni rimasto ucciso il 21 gennaio 2022 durante l’ultimo giorno di stage scuola-lavoro nella sede della Burimec di Lauzacco, in provincia di Udine. È quanto emerge in modo netto dalle motivazioni della sentenza di primo grado, firmata dalla giudice per l’udienza preliminare Carlotta Silva, che ha condannato uno dei responsabili dell’azienda per quanto accaduto.
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Il caso di Lorenzo, che ha segnato in maniera profonda il dibattito nazionale sull’alternanza scuola-lavoro, torna al centro dell’attenzione giudiziaria e pubblica, con parole che pesano come pietre: il ragazzo non avrebbe mai dovuto trovarsi in quella situazione di rischio. Il documento redatto dalla gup sottolinea infatti che Lorenzo avrebbe dovuto avere un ruolo da spettatore e non essere coinvolto direttamente nello smontaggio della piastra in acciaio che lo ha travolto, causandone la morte sul colpo.
Una tragedia evitabile con misure adeguate
Secondo la ricostruzione della giudice, basata su indagini, testimonianze e documenti aziendali, l’intera dinamica dell’incidente si sarebbe potuta evitare se fosse stata garantita una vera tutela per lo studente in formazione. La sentenza ribadisce che il tirocinio prevedeva, per regolamento, attività non operative e che l’intervento manuale su strutture meccaniche non rientrava tra le competenze né tra le mansioni permesse agli studenti in alternanza.
Il giovane, iscritto all’Istituto Salesiano Bearzi di Udine, si trovava in azienda per uno stage tecnico. Tuttavia, il protocollo tra scuola e impresa, pur formalmente previsto, non sarebbe stato seguito in maniera adeguata nei suoi punti fondamentali, in particolare per quanto riguarda la sicurezza e l’affiancamento durante le attività in officina. La mancanza di un piano formativo dettagliato, che chiarisse cosa Lorenzo potesse e non potesse fare, si è rivelata determinante per l’esito tragico dell’esperienza.
Il peso della responsabilità aziendale
Nel provvedimento, la giudice Silva sottolinea come l’azienda Burimec avesse il dovere di esercitare una vigilanza costante sulle operazioni svolte dal tirocinante e di garantire che le sue mansioni restassero entro i limiti della formazione osservativa. L’assenza di una figura dedicata alla sorveglianza immediata, così come la decisione di coinvolgere Lorenzo in un’attività meccanica pericolosa, hanno costituito violazioni gravi delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
Il processo ha portato alla condanna in primo grado di un responsabile aziendale, ma lascia aperte numerose domande sulla catena di responsabilità che ha reso possibile un simile errore. Al centro resta l’inefficacia del sistema di controlli incrociati tra istituzione scolastica, azienda e enti di formazione che dovrebbero garantire condizioni sicure per tutti gli studenti impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro.

Il dibattito nazionale sulla sicurezza degli studenti
La morte di Lorenzo Parelli ha avuto una risonanza immediata in tutta Italia, suscitando manifestazioni di protesta e una forte reazione da parte del mondo scolastico. Il caso è diventato simbolo dei rischi legati a un sistema di formazione duale ancora fragile, spesso lasciato all’improvvisazione o al buon senso dei singoli attori coinvolti.
Le motivazioni della sentenza rappresentano ora un punto fermo per quanti chiedono una riforma strutturale del PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), affinché tragedie come quella di Lorenzo non si ripetano. Il testo giudiziario chiarisce che non si è trattato di una fatalità, bensì di una negligenza grave e documentabile, che ha portato alla perdita di una vita giovane in un contesto che doveva essere formativo e protetto.
Un monito per il futuro
Il caso di Lorenzo Parelli continuerà a essere citato come esempio emblematico di cosa non deve accadere nei contesti educativi e professionali rivolti ai giovani. La giustizia ha ora riconosciuto le lacune del sistema e ha individuato precise responsabilità, ma resta il compito collettivo di trasformare questa sentenza in un punto di svolta per la sicurezza sul lavoro, in particolare per chi, come Lorenzo, si affaccia al mondo professionale per la prima volta.
La speranza di familiari, compagni di scuola e insegnanti è che il sacrificio del giovane non sia stato vano, e che serva a costruire un futuro in cui la tutela degli studenti non sia affidata al caso, ma garantita da norme chiare, controlli puntuali e una cultura della sicurezza condivisa.