
Per la prima volta nella storia recente, la Francia apre alla possibilità di condividere la sua forza di dissuasione nucleare con altri Paesi europei. Emmanuel Macron rompe un tabù che resisteva da decenni e ipotizza il dispiegamento di aerei in grado di trasportare armi nucleari in basi di Stati alleati. Tra questi, la Polonia è tra i principali candidati, seguendo l’esempio dei Paesi baltici dove già operano i caccia Rafale francesi.
Durante un’intervista televisiva, il presidente francese ha dichiarato di essere pronto ad avviare discussioni in merito, sottolineando che gli Stati Uniti mantengono bombe nucleari in Belgio, Germania e altre nazioni del continente. L’idea è che la “dimensione europea” della dottrina nucleare non sia più solo teorica, ma debba riflettere una vera strategia condivisa, soprattutto in tempi di tensioni crescenti sul fronte orientale della NATO.

I paletti della Francia: sovranità strategica non negoziabile
Nonostante l’apertura, Macron ha tracciato tre linee rosse che non verranno superate:
- La Francia non finanzierà la sicurezza altrui.
- Non verranno ridotte le risorse dedicate alla difesa nazionale.
- La decisione ultima resterà sempre in capo al presidente della Repubblica.
Questo significa che, pur parlando di condivisione, Parigi manterrà il pieno controllo della sua forza nucleare. Qualsiasi accordo dovrà rispettare l’autonomia strategica francese, che resta il cuore della sua politica di difesa.
Trattati e cooperazione militare: Parigi guarda a Varsavia e Berlino
La nuova postura di Macron si inserisce in un quadro più ampio di rafforzamento della cooperazione militare europea. La Francia ha appena firmato un trattato bilaterale con la Polonia volto a intensificare l’integrazione nel campo della Difesa. Ma l’apertura si estende anche alla Germania. Il neocancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che darà mandato ai rispettivi ministri della Difesa di avviare colloqui su una possibile collaborazione nucleare, precisando però che ogni eventuale intesa sarà complementare alla protezione offerta dalla NATO, e non una sua alternativa.

Tregua in Ucraina: la proposta francese di 30 giorni
Sul fronte ucraino, la Francia rilancia una proposta di tregua di 30 giorni su terra, mare e cielo, con l’obiettivo di favorire l’avvio di un dialogo con Mosca. Macron ha ribadito la volontà di negoziare, ma ha anche avvertito che in assenza di sviluppi concreti entro la settimana, Parigi e Washington adotteranno nuove misure. I settori colpiti dalle possibili sanzioni saranno energia e finanza, con un’azione coordinata con Berlino e Bruxelles. Anche il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha confermato la disponibilità dell’UE a inasprire le sanzioni. La Commissione europea è già al lavoro su nuove proposte.
Le condizioni per la pace: nessuna resa alla logica del fatto compiuto
In parallelo, prende corpo l’ipotesi di un monitoraggio internazionale del cessate il fuoco, attraverso immagini satellitari e una supervisione congiunta europea-americana. Secondo Macron, l’Europa non deve essere in prima linea sul campo, ma può guidare una coalizione diplomatica e logistica.
Il presidente francese parla di forze di rassicurazione, eventualmente sotto mandato ONU, da dislocare in zone riconquistate dall’Ucraina, per garantire stabilità nel lungo periodo. Se Mosca dovesse violare l’accordo, sarebbe l’esercito ucraino a rispondere. Quanto alla prospettiva di un vero processo di pace, Macron ha chiarito che non ci può essere alcuna accettazione dello status quo imposto dalla Russia, ma ha anche ammesso che non è realistico pensare a un completo ritorno ai confini del 2014. “Gli stessi ucraini sanno che non potranno riconquistare tutto,” ha concluso.