
Da tempo, i segnali erano evidenti: un’Europa attraversata da fragilità interne, una crescita economica debole, frammentazioni politiche sempre più marcate. A questo quadro complesso si sono aggiunti negli ultimi mesi ulteriori elementi di tensione, aggravando una situazione già critica. L’equilibrio su cui si reggeva il sistema commerciale internazionale sta cedendo sotto il peso di nuove dinamiche geopolitiche e decisioni unilaterali. Ed è proprio da questo scenario che prende le mosse il discorso dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto al vertice Cotec in corso a Coimbra.
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Una diagnosi severa della crisi globale
“L’ordine multilaterale è stato minato in modo difficilmente reversibile”, ha affermato con tono deciso Mario Draghi, parlando davanti a un pubblico composto da leader istituzionali e rappresentanti del mondo economico e accademico. L’ex premier ha sottolineato come i cambiamenti in corso non siano imputabili unicamente agli sviluppi recenti: “La situazione si stava deteriorando anche prima del recente innalzamento delle tariffe“, ha spiegato.
Secondo Draghi, ciò che si osserva oggi è il risultato di una somma di fattori: debolezze strutturali, frammentazione politica e una risposta europea spesso lenta e disomogenea. La crisi del multilateralismo e il progressivo svuotamento del ruolo del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, sono il sintomo più evidente di questo processo. Un processo che, a detta dell’ex presidente della Bce, ha subìto un’accelerazione brutale negli ultimi mesi.
Le azioni unilaterali e il fallimento del Wto
Particolarmente critico, nel discorso di Draghi, è il riferimento alle “azioni unilaterali” messe in campo da diverse potenze economiche per risolvere le proprie controversie commerciali. Strade solitarie, spesso dettate da logiche nazionalistiche, che hanno bypassato i consueti canali di dialogo e mediazione. Un approccio che, nel tempo, ha reso sempre più difficile il rispetto delle regole condivise e ha reso inefficace il ruolo del Wto, “definitivamente esautorato” secondo Draghi.
Parole forti, che risuonano come un avvertimento: l’ex premier, da sempre sostenitore del multilateralismo e del dialogo tra stati, ha evidenziato come il rischio maggiore sia quello di trovarsi in un sistema privo di regole comuni, dove a prevalere è la legge del più forte.
L’Europa e le sue fragilità
Un altro punto centrale del suo intervento riguarda la risposta dell’Unione Europea alle sfide globali. Una risposta che, secondo Draghi, è stata fin troppo timida, rallentata da divisioni interne e da una crescita economica stagnante. “Le frammentazioni politiche interne e la crescita debole hanno reso più difficile una effettiva risposta europea”, ha dichiarato, facendo riferimento alle difficoltà nel prendere decisioni unitarie e rapide.
Non si tratta solo di un deficit di leadership, ma anche di una mancanza di visione strategica che rende l’Europa vulnerabile rispetto agli shock esterni. In questo scenario, l’incapacità di fare fronte comune rischia di marginalizzare ulteriormente il ruolo dell’Unione sullo scacchiere globale.
Un punto di rottura irreversibile?
Draghi ha parlato di “punto di rottura”, lasciando intendere che il processo di sgretolamento dell’ordine multilaterale sia ormai avviato e difficile da arrestare. Le regole condivise, che per decenni hanno garantito equilibrio e sviluppo, sembrano oggi sempre più lontane. La sfida, ha sottolineato, sarà quella di riuscire a costruire nuovi strumenti di cooperazione e governance, capaci di sostituire un modello ormai in crisi profonda.
L’intervento di Draghi, come spesso accade, non offre soluzioni facili, ma pone interrogativi urgenti: cosa può fare l’Europa per recuperare una posizione centrale? Come si può ristabilire la fiducia in un sistema multilaterale? E soprattutto, quanto tempo resta prima che le fratture diventino insanabili? A Coimbra, il tono è stato quello della gravità, ma anche della consapevolezza. E in un momento in cui il mondo sembra muoversi sempre più in ordine sparso, l’analisi lucida di Mario Draghi rappresenta un invito, se non altro, a non distogliere lo sguardo.