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Ursula von der Leyen, nuove accuse: “Vuole il Green Deal ma usa il jet privato per fare meno di 200 chilometri”

Pubblicato: 14/05/2025 12:19
Ursula von der Leyen jet

In un’Europa attraversata da tensioni ambientali e da dibattiti sempre più accesi sulla transizione ecologica, ogni gesto dei vertici istituzionali assume un valore altamente simbolico. Così, quando tre delle figure più rappresentative dell’Unione – la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola – hanno scelto di coprire la breve distanza tra Bruxelles e Lussemburgo con un volo charter privato, la reazione politica e pubblica non si è fatta attendere.
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Una tratta di meno di 200 chilometri, percorribile in auto, e teoricamente anche in treno (nonostante il malfunzionante collegamento ferroviario tra le due capitali), è diventata il pretesto per una nuova ondata di critiche, accuse e interrogazioni parlamentari. A nulla sono valse le spiegazioni fornite dalla Commissione europea, che ha parlato di una decisione dettata da “esigenze eccezionali di agenda”. Il danno d’immagine, però, era ormai fatto.
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Il volo della discordia tra agende serrate e Green Deal

L’episodio risale a venerdì scorso, in occasione del 75esimo anniversario della dichiarazione di Robert Schuman, evento istituzionale che ha visto la partecipazione congiunta di von der Leyen, Costa e Metsola. Secondo quanto spiegato dalla portavoce Paula Pinho, i tre leader avevano incontrato nella tarda mattinata a Bruxelles il cancelliere tedesco Friedrich Merz, con l’ultimo colloquio, quello con Metsola, previsto per le 12.30. Considerando l’orario di inizio della cerimonia a Lussemburgo, fissato per le 14, l’unica soluzione logistica compatibile con gli impegni sarebbe stata quella di un volo privato congiunto.

Tuttavia, la giustificazione istituzionale non ha placato le reazioni. A scagliarsi duramente contro la presidente della Commissione è stata Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega, che ha immediatamente depositato un’interrogazione per chiedere conto dell’accaduto. “Mentre Bruxelles impone sacrifici ambientali ai cittadini, von der Leyen vola in jet privato per 187 chilometri”, ha attaccato Ceccardi, parlando di “élite scollegate dalla realtà” e di “privilegi inaccettabili”.

Il vizio dei voli brevi e l’ombra del doppio standard

La questione, secondo Ceccardi, non si ridurrebbe a un singolo episodio. “Nel 2023, la presidente avrebbe effettuato 23 voli privati, inclusi 3 tra Bruxelles e Strasburgo, anch’essi facilmente sostituibili con altri mezzi meno impattanti”, ha dichiarato. Ma è il caso del 2021 a far discutere: von der Leyen avrebbe noleggiato un jet per soli 50 chilometri, una scelta che per l’esponente del Carroccio “assomiglia più a un vizietto personale che a una necessità istituzionale”.

A queste accuse si aggiungono i dati ambientali. Un jet privato di questo tipo può emettere fino a 2 tonnellate di CO₂ in un’ora, equivalenti a quelle prodotte mediamente in un anno da un singolo cittadino europeo. Un impatto notevole che stride con le battaglie promosse da Bruxelles nell’ambito del Green Deal, tra cui restrizioni alle auto a combustione, nuove tasse ambientali e obiettivi di decarbonizzazione.

Lo spettro dello spreco pubblico e il fallimento delle infrastrutture

Oltre all’ambiente, il caso ha riaperto anche il dibattito sul costo dei trasporti istituzionali. Voli charter, uso disinvolto di mezzi aerei e mancanza di soluzioni alternative efficienti portano con sé anche la questione del denaro pubblico. “Un volo del genere rappresenta non solo un danno ambientale, ma anche un enorme spreco economico. Dopo anni di promesse e miliardi spesi, l’Europa non è riuscita a garantire un treno decente tra due sue capitali”, ha dichiarato ancora Ceccardi. E ha concluso: “È il fallimento della politica degli investimenti, dove a vincere è la burocrazia, non i cittadini”.

Le parole dell’eurodeputata riflettono un malessere crescente in ampie fasce dell’opinione pubblica, sempre più attente ai segnali di coerenza da parte delle istituzioni. L’impressione diffusa, alimentata anche dalla virulenza dei commenti sui social network, è quella di una distanza sempre più marcata tra l’élite europea e i problemi quotidiani dei cittadini.

In attesa di risposte ufficiali, resta un dato: la promessa di un’Europa più verde e più equa rischia di essere indebolita proprio dai comportamenti di chi ne dovrebbe incarnare i valori. E ogni volo di troppo, per quanto breve, pesa come un macigno sulla credibilità di un progetto già messo a dura prova.

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