Vai al contenuto

“Beccato in Italia Rasmus Paludan”. Fermato in aeroporto l’estremista di destra

Pubblicato: 15/05/2025 18:13

In un contesto europeo già segnato da forti tensioni su temi legati all’immigrazione e alla libertà d’espressione, è stato impedito l’ingresso nel Paese a una figura nota per le sue posizioni radicali. L’episodio si inserisce in una cornice più ampia di preoccupazione istituzionale, soprattutto quando la sicurezza e l’ordine pubblico sono ritenuti potenzialmente a rischio.

Il protagonista è un personaggio controverso che, negli ultimi anni, ha attirato l’attenzione internazionale per le sue azioni simboliche e fortemente divisive. L’intervento delle autorità ha sollevato interrogativi sulle misure di prevenzione adottate in occasione di eventi potenzialmente sensibili.

Fermato all’arrivo: “Mi hanno detto: è perché sei tu”

Rasmus Paludan, politico danese di 43 anni, noto per le sue posizioni anti-Islam e per gli atti dimostrativi che hanno suscitato indignazione e proteste in più paesi nordici, è stato fermato questa mattina appena sbarcato in Italia. “Ho chiesto la ragione di questo intervento e mi hanno detto: è perché sei tu”, ha dichiarato dalla stazione di polizia presso lo scalo aeroportuale dove è stato accompagnato.

L’intenzione dichiarata di Paludan era quella di fare il turista, ma era anche atteso a un contestato raduno europeo in programma il 17 maggio, evento attorno al quale le autorità locali avevano già predisposto misure di vigilanza straordinarie. “Non appena riceverò un provvedimento ufficiale, farò ricorso – attacca – Le autorità italiane non hanno potere, allora preferiscono rimuovere me, perché le persone si arrabbiano e fanno rivolte quando mi vedono”.

La destinazione era un summit dell’estrema destra

Paludan avrebbe dovuto presenziare, secondo quanto dichiarato, come semplice spettatore al cosiddetto Remigration Summit 2025, un incontro tra gruppi europei di estrema destra incentrato sul tema del rimpatrio degli immigrati. Ma l’evento ha perso la sua sede prevista all’ultimo momento, e la nuova location non è ancora stata resa nota.

Sono arrivato alcuni giorni prima per godermi l’Italia e Milano”, ha spiegato, aggiungendo che “gli agenti mi hanno chiesto quali fossero le mie intenzioni in Italia e ho detto loro che sono un turista, ma se il Remigration Summit ci sarà, parteciperò anche a quello. È un incontro privato”.

“Non sono venuto per manifestare”

Paludan insiste sul fatto di aver collaborato in modo trasparente con le autorità italiane: “Ho scritto lettere molto cortesi in anticipo, spiegando che non ci sarebbero state dichiarazioni pubbliche da parte mia. Non sono venuto per manifestare”. E aggiunge: “Siccome li ho avvisati, ora dicono che sapevo che poteva essere pericoloso”.

Secondo lui, la responsabilità delle tensioni non sarebbe da attribuire alle sue intenzioni, ma alla percezione pubblica: “Mi hanno fermato perché sono io”.

Chi è Rasmus Paludan

Avvocato con doppia cittadinanza danese e svedese, Paludan ha fondato nel 2017 il partito Stram Kurs (“Linea Dura”), di impronta fortemente anti-immigrazione. Pur non avendo mai ottenuto rappresentanza parlamentare, è diventato famoso per i numerosi roghi del Corano, che hanno portato a scontri violenti in diverse città svedesi e a una crisi diplomatica con la Turchia nel 2023.

Non mi pento delle conseguenze diplomatiche. Posso dire che le conseguenze personali sono state molto pesanti. Nel 2023 ho dovuto vivere per 10 mesi in case sicure con guardie armate”, afferma.

Condanne, minacce e nuove leggi

Paludan ha ricevuto diverse condanne penali: l’ultima nel novembre 2024 in Svezia, quattro mesi per incitamento all’odio contro un gruppo etnico, in seguito a una manifestazione avvenuta a Malmö due anni prima. “Ora non lo faccio più. In Italia non brucerei mai un Corano perché non è legale”, dichiara. “In Svezia è ancora legale, ma la situazione è troppo pericolosa”.

La Danimarca ha vietato i roghi del Corano nel dicembre 2023, misura definita dal governo come necessaria a tutelare la sicurezza nazionale.

Una figura divisiva

Paludan si definisce un difensore della libertà d’espressione, ma le sue iniziative lo hanno reso bersaglio di violente minacce. “Io sono sulla lista di morte degli estremisti islamici da anni – racconta – Ho vissuto per anni con bodyguard. Una persona ha cercato di uccidermi con un coltello, la polizia gli ha sparato”.

Per alcuni è un provocatore, per altri un martire della libertà: “Si può decidere di essere provocati o no. Per me è molto provocatorio che qualcuno mi imponga di rispettare un’idea”, conclude.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure