
TROMELLO (PAVIA) – Dopo 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, le indagini tornano a muoversi. In queste ore le ricerche si stanno concentrando in una roggia situata in via Fante d’Italia, a Tromello, a pochi chilometri da Garlasco. Le operazioni sono cominciate con il prosciugamento del canale, che viene setacciato alla ricerca di quella che potrebbe essere stata l’arma del delitto.
Il tratto interessato è lungo circa 1,2 chilometri, in parte tombato e profondo qualche decina di centimetri. Per consentire l’intervento, Protezione Civile e vigili del fuoco hanno chiuso il flusso idrico con paratie e attivato le idrovore. L’obiettivo è ridurre al minimo la porzione da dragare, visto che nel 2007 i carabinieri avevano setacciato solo i 300 metri adiacenti al paese. Nel corso delle ricerche sarebbe stato rinvenuto anche un martello, che ora sarà analizzato per verificare eventuali compatibilità con un oggetto mancante dalla casa della vittima, secondo quanto riferito dal padre di Chiara.
I reperti verranno analizzati, ma chi sta indagando al momento predica prudenza. Stando a sentire gli esperti, quello di ieri era un punto di svolta importante. «Se trovassero qualcosa, si potrebbe riscrivere la storia del delitto di Garlasco», ha detto a “La Vita in Diretta” la criminologa Roberta Bruzzone.

A far riaprire il fascicolo è stata una testimonianza raccolta dalla trasmissione “Le Iene”, in cui un uomo ha raccontato di aver visto una donna lanciare un oggetto metallico all’interno del canale. La donna sarebbe stata identificata nel racconto come Stefania Cappa, cugina di Chiara Poggi, che però non risulta indagata. La procura di Pavia ha comunque deciso di effettuare un controllo accurato del corso d’acqua, nonostante le scarse probabilità di trovare prove utilizzabili dopo tanto tempo.
La roggia in questione si trova accanto a una vecchia casa di famiglia delle sorelle Cappa, dove all’epoca dei fatti viveva un fratello maggiore, poi escluso dalle indagini perché si trovava all’estero il 13 agosto 2007, giorno del delitto. Un’altra segnalazione è arrivata dall’operaio Marco Muschitta, che avrebbe visto Stefania Cappa allontanarsi in bicicletta con in mano un oggetto voluminoso, simile a un attizzatoio da camino. Tuttavia, durante il processo ad Alberto Stasi, l’uomo aveva ritrattato tutto, affermando di essersi “inventato” il racconto.

Nonostante ciò, alcune intercettazioni successive con il padre hanno mostrato un’altra versione: Muschitta avrebbe infatti confermato la sua versione iniziale, insinuando che a spingerlo a smentire sarebbero stati gli stessi carabinieri. Un dettaglio che ha convinto gli investigatori dell’Arma di Milano a risentire il testimone nel contesto delle nuove indagini, questa volta ritenendolo credibile.
Il nome delle gemelle Cappa era già comparso in passato nella narrazione mediatica dell’omicidio di Garlasco, in particolare per una fotografia falsa mostrata sotto casa della cugina, che le ritraeva insieme in un momento sereno. L’immagine si è poi rivelata un fotomontaggio, smentendo l’idea di un rapporto stretto tra le due ragazze. Anche questo elemento ha contribuito ad accendere nuovi dubbi in un caso che, a quasi due decenni dai fatti, continua a riservare sviluppi inattesi.