
In un momento già segnato da difficoltà legate alle condizioni meteorologiche avverse, un’importante infrastruttura di collegamento ha subito un improvviso stop, causando disagi significativi alla mobilità e sollevando nuove questioni sulla tenuta del sistema trasporti e delle opere pubbliche in caso di emergenze naturali. Gli eventi hanno reso evidente, ancora una volta, la vulnerabilità di alcune zone a fenomeni meteo estremi e l’urgenza di adeguati interventi di manutenzione e prevenzione.
Oltre ai danni diretti, si sono registrati anche effetti a catena sul piano logistico, coinvolgendo viaggiatori, servizi di trasporto e aziende del territorio. Nel frattempo, un altro tema strategico, quello della gestione delle risorse idriche, è tornato al centro del dibattito con particolare attenzione ai progetti in corso e alle scelte economiche che ne derivano.

Circolazione ferroviaria bloccata, fango sui binari
Nel pomeriggio, a partire dalle 15:30, la linea ferroviaria che collega Palermo a Messina è stata interrotta all’altezza di Santo Stefano di Camastra. La causa è un’ondata di maltempo che ha riversato fango e detriti per centinaia di metri lungo i binari. Diversi convogli sono stati cancellati e la circolazione ferroviaria è rimasta paralizzata. Secondo quanto comunicato da Rfi, i tecnici lavoreranno anche durante la notte per ripristinare la tratta, ma non è ancora chiaro quando i treni potranno riprendere la normale attività.
L’origine del disastro sarebbe un nubifragio particolarmente violento, che ha colpito la zona e provocato danni significativi all’infrastruttura ferroviaria.
Acqua, dissalatori e progetti in stallo
Nel frattempo, si accende la discussione su un altro fronte: quello dell’approvvigionamento idrico. L’Assessore regionale Francesco Colianni ha dichiarato che è in arrivo un nuovo bando per i dissalatori previsti nell’area metropolitana di Palermo, precisando: “Quanto previsto da WeBuild non è sostenibile sul piano finanziario”. L’azienda aveva proposto impianti con una capacità tripla rispetto alle esigenze stimate, per un costo complessivo di 875 milioni, a fronte dei 180 milioni ipotizzati dalla Regione.
“Il costo dell’acqua dissalata non può ricadere sulle famiglie”, ha ribadito il dirigente della Protezione Civile Salvo Cocina, sottolineando come una bolletta più cara di 274 euro annui a persona sarebbe inaccettabile. Il piano regionale, quindi, punta a una combinazione di fonti e all’uso limitato dei dissalatori, privilegiando soluzioni economicamente sostenibili per i cittadini.
Nel frattempo proseguono anche i lavori per i dissalatori mobili a Gela, Porto Empedocle e presto anche a Trapani, finanziati con fondi pubblici.