
È arrivata l’espulsione ufficiale di Emanuele Pozzolo dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati. La decisione è stata presa all’unanimità dal direttivo del gruppo, come riportato dal quotidiano Il Foglio, e rappresenta l’epilogo di una vicenda giudiziaria e politica che ha messo in difficoltà il partito guidato da Giorgia Meloni sin dalla notte di Capodanno 2024.
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Durante una festa organizzata nei locali della pro loco di Rosazza, un piccolo comune del Biellese, è partito un colpo di pistola che ha ferito alla gamba un uomo di 31 anni, Luca Campana, genero del caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, anch’egli presente all’evento. L’arma da cui è stato esploso il colpo, un mini revolver, è risultata intestata proprio al deputato Pozzolo, all’epoca regolarmente eletto tra le fila del partito della premier.
Le indagini e il risultato dello stub
Il coinvolgimento diretto di Pozzolo è stato confermato dai risultati dello stub, eseguito dai tecnici dei Ris di Parma, che ha rilevato residui significativi di polvere da sparo sulle sue mani e sui vestiti. Questo elemento ha portato alla sospensione immediata dal partito, in attesa di chiarimenti e di un eventuale sviluppo dell’inchiesta.
Tuttavia, nonostante l’evidenza emersa dalle analisi, il procedimento di espulsione è stato più volte annunciato e rinviato, generando non poche polemiche all’interno dello stesso Fratelli d’Italia, soprattutto per l’effetto mediatico che l’episodio stava generando.
Una scelta politica per “salvare” il partito
Secondo fonti interne al partito, la decisione definitiva di espellere Pozzolo avrebbe avuto una forte componente strategica: togliere ogni “macchia” dal gruppo parlamentare e rassicurare la base militante e l’opinione pubblica sulla trasparenza e la fermezza etica del movimento. Il gesto è stato letto anche come una mossa per proteggere politicamente il sottosegretario Delmastro, presente alla festa ma formalmente estraneo ai fatti.
La premier Meloni, decisa a consolidare l’immagine di un partito “cristallino”, ha così sostenuto una linea di tolleranza zero, almeno per i casi in cui emergano responsabilità personali difficilmente smentibili. In tal modo, Fratelli d’Italia prova a mantenere coerenza con la narrazione pubblica del rigore e della disciplina interna, in un contesto politico sempre più esposto al giudizio dell’opinione pubblica.

Il confronto con altri casi interni
La vicenda ha inevitabilmente riacceso l’attenzione anche su altri dossier aperti all’interno del partito. In particolare, torna in evidenza la posizione della ministra del Turismo Daniela Santanchè, su cui però gli esponenti di Fratelli d’Italia si affrettano a precisare che si tratta di una questione completamente diversa. “Non si può equiparare un processo su tematiche aziendali a uno sparo che ha provocato il ferimento di una persona”, è la linea ufficiale del gruppo dirigente.
Nonostante ciò, il caso Pozzolo ha lasciato un segno profondo e ha messo in evidenza quanto la gestione delle crisi interne sia diventata cruciale per i partiti di governo, specie in una fase in cui la coerenza tra parole e azioni viene scrutata con attenzione da elettori e avversari politici.
Una pagina chiusa, ma le ripercussioni restano
Con l’espulsione di Emanuele Pozzolo, Fratelli d’Italia chiude una pagina scomoda della propria storia recente. Ma resta sullo sfondo una domanda più ampia: quanto può pesare un singolo gesto, una singola responsabilità, sull’immagine di un’intera forza politica? Il partito di Meloni, nel tentativo di rispondere con fermezza, ha fatto una scelta netta. Il tempo dirà se sarà sufficiente a ricostruire pienamente la credibilità compromessa da quella notte di Rosazza.