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Statali, aumenti fino a 480 euro al mese: come cambia la busta paga e per chi

Pubblicato: 15/05/2025 13:52
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Il governo ha avviato un’operazione di riequilibrio all’interno della Pubblica Amministrazione, stanziando 190 milioni di euro con l’obiettivo di correggere una delle disparità storiche più sentite: le forti differenze nei compensi accessori tra i diversi ministeri. A partire da giugno, migliaia di dipendenti pubblici potranno contare su aumenti mensili fino a 480 euro, un intervento che punta a contrastare la fuga di personale dalle amministrazioni meno generose e a promuovere maggiore equità nel trattamento economico.
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Un sistema squilibrato penalizza l’efficienza pubblica

Alla base della misura vi è il riconoscimento di una distorsione strutturale: a parità di ruolo e stipendio base, i lavoratori pubblici ricevono trattamenti economici molto diversi a seconda del ministero in cui operano. Questo perché, oltre allo stipendio tabellare, ogni dicastero può erogare un salario accessorio – composto da bonus, incentivi e premi – che dipende esclusivamente dalle risorse interne al bilancio.

Il risultato è un sistema diseguale, dove alcune amministrazioni, come le agenzie fiscali, possono arrivare a garantire oltre 6.700 euro l’anno in trattamenti accessori, mentre realtà come il Ministero della Giustizia restano indietro di centinaia di euro al mese. Una contraddizione che ha contribuito a minare l’efficienza, la motivazione e la tenuta dell’organico in diversi comparti della macchina statale.

Il piano di armonizzazione e i criteri di ripartizione

Il finanziamento straordinario da 190 milioni inserito nella manovra è stato pensato proprio per armonizzare i salari accessori tra i ministeri. I fondi saranno ripartiti in favore delle amministrazioni che oggi risultano sotto la soglia media degli accessori garantiti dalle agenzie fiscali, fissata attorno ai 6.724 euro annui (circa 560 euro mensili).

Secondo quanto elaborato dal Ministero per la Pubblica amministrazione, guidato da Paolo Zangrillo, l’intervento porterà a un incremento medio del 3,15% sulle retribuzioni complessive, che si sommerà al 6% previsto dal rinnovo contrattuale per il triennio 2022-2024. Per dare piena attuazione alla misura sarà necessario un Dpcm concertato con il Ministero dell’Economia, mentre la definizione dei nuovi importi avverrà attraverso la contrattazione integrativa con i sindacati.

Chi guadagnerà di più: le stime ministero per ministero

Le simulazioni basate sui dati della Ragioneria dello Stato tracciano un quadro preciso degli aumenti attesi nei diversi ministeri. I dipendenti della Giustizia saranno quelli a ottenere il beneficio massimo, con un incremento di 480 euro mensili. Seguono:

  • Infrastrutture e Trasporti: +465 euro
  • Interno: +401 euro
  • Ambiente: +310 euro
  • Lavoro: +283 euro
  • Affari Esteri: +240 euro
  • Difesa: +244 euro
  • Università e Ricerca: +176 euro
  • Istruzione e Merito: +169 euro
  • Made in Italy: +83 euro
  • Cultura: +78 euro
  • Salute: +3 euro

Nessun aumento, invece, per i dipendenti del Ministero dell’Economia e di quello del Turismo, dove i salari accessori risultano già superiori alla soglia media di riferimento.

Un primo passo, ma le risorse non bastano

L’iniziativa del governo segna un primo tentativo concreto di sanare le disuguaglianze all’interno della Pubblica amministrazione, ma resta ancora lontana dalla risoluzione definitiva del problema. I 190 milioni stanziati, pur essendo significativi, non saranno sufficienti a colmare tutte le distanze tra le diverse amministrazioni. I sindacati hanno già chiesto un incremento del fondo nelle prossime leggi di bilancio, sottolineando la necessità di stabilizzare e consolidare il percorso di riequilibrio.

L’intervento rappresenta comunque un segnale importante, che potrebbe contribuire a contenere l’esodo di personale qualificato dai ministeri meno remunerativi e a rafforzare la coesione interna nel comparto pubblico. La sfida, ora, sarà rendere strutturale la parificazione e superare le rigidità che da anni ostacolano una reale uniformità nei trattamenti retributivi della macchina statale.

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