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Toto Cutugno, il figlio Niko: “Era sposato, tenne due famiglie. Solo a 7 anni scoprii che era famoso”

Pubblicato: 15/05/2025 08:44
Toto Cutugno figlio Niko

Niko Cutugno, oggi manager e ideatore di un progetto di crescita personale, ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera la sua storia straordinaria: quella di un figlio nato da una relazione extraconiugale del celebre cantautore Toto Cutugno, e rimasto per anni ai margini di una doppia vita affettiva che il padre ha sempre cercato di tenere in equilibrio.
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Due famiglie per amore, non per errore

Niko nasce nel 1989 da una relazione tra sua madre e il celebre cantante, allora già sposato. Cutugno non rinuncerà mai né alla moglie né alla compagna, vivendo una doppia esistenza familiare che lui stesso cercava di tenere in piedi con discrezione e regali sontuosi. «Mi portò a Disneyland, l’autista ci lasciò proprio sotto alle Montagne Russe», racconta Niko, evocando una scena che ben rappresenta l’infanzia passata tra l’attesa di un padre mitico e le sue improvvise sparizioni.

«Per me era come aspettare Babbo Natale: pieno di doni, ma destinato a scomparire», ammette. Un uomo capace di grandi slanci, ma anche segnato da assenze dolorose e distanze emotive, mitigate solo in parte dalla generosità e dal carisma.

La scoperta del padre attraverso una rivista

La verità sulla sua paternità Niko la scopre a sette anni, quando un giorno, nel 1996, suo nonno materno indica la foto di Toto Cutugno sulla copertina della Settimana Enigmistica e gli dice: «Quello è tuo padre». Fino a quel momento il bambino aveva creduto che quell’uomo fosse un ingegnere costretto a frequenti viaggi. Nessuna idea del fatto che fosse uno degli artisti italiani più famosi nel mondo.

Sarà solo dopo un servizio fotografico scandalistico che Toto uscirà allo scoperto, riconoscendo pubblicamente Niko nel 1997. Da allora inizierà un rapporto più trasparente, seppure sempre complesso, con il figlio.

Una relazione fatta di silenzi e di regali

Nel racconto di Niko emerge un padre affettuoso ma distante, immerso in un mondo parallelo fatto di lusso, concerti e apparizioni pubbliche. «Non sapeva quanto costasse il pane, ma mi dava centinaia di euro per tagliarmi i capelli». Un uomo che ascoltava Grignani e Concato in macchina, ma che non sapeva restare in silenzio nemmeno durante una pesca col figlio, spaventando i pesci e sprofondando subito dopo nella malinconia.

Toto Cutugno era capace di sorprese incredibili, come quando invitò Franco Califano a una cena con il figlio per un duetto improvvisato su Tutto il resto è noia. Ma era anche un uomo spiazzante, capace di commettere gaffe memorabili, come quando si congratulò con un regista famoso per l’“ottima colonna sonora” di un film che in realtà non ne aveva.

Il difficile equilibrio tra due mondi

Alla base della doppia vita del cantante, secondo Niko, non c’era ipocrisia, ma un sentimento profondo verso entrambe le donne. «Amava mia madre, e amava anche sua moglie. Soprattutto amava troppo suo figlio», spiega. Una scelta che non viene giustificata, ma compresa: «Un artista pensa sé stesso in grande e si convince di avere diritto a tutto».

La madre di Niko cercò a lungo di costruire una parvenza di normalità, ma non fu semplice. «Quando lei decise di rifarsi una vita, lui soffrì molto». E proprio per rispetto verso entrambi, Niko oggi preferisce non parlare del rapporto con la moglie di suo padre, che nel libro definisce comunque «una seconda madre».

Le ultime ore e la comprensione finale

Toto Cutugno morì nell’agosto del 2023, a causa di un cancro. In quelle ore decisive, Niko fu presente. «Gli sono stato accanto fino alla fine». E fu proprio in quel momento che comprese davvero suo padre. Non parla di perdono, ma di comprensione. «Ho capito tanto anche su di me». Il gesto che chiude simbolicamente il cerchio è il più semplice e il più potente: «Portai io stesso le sue ceneri a casa della moglie».

Un atto di restituzione e rispetto, forse anche di riconciliazione. In quelle ultime ore, la figura del padre non è più soltanto quella del musicista celebre o del genitore intermittente, ma di un uomo nella sua interezza, con le sue fragilità e le sue contraddizioni.

Oggi, un figlio che ha trovato la sua strada

Oggi Niko Cutugno ha trentasei anni e ha scelto una strada personale e autonoma. Ha fondato Breathwork Coach, un progetto dedicato alla crescita personale attraverso la respirazione. È legato sentimentalmente e, come dice lui stesso, «tante cose le ho risolte». Ma resta una consapevolezza difficile da ignorare: «A volte ti manca di più chi c’è stato di meno. Non è giusto, ma è la verità».

Un racconto intenso, umano, che va oltre la figura pubblica di Toto Cutugno, restituendo la storia di un padre e di un figlio in cerca di equilibrio tra assenza, affetto e identità.

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