
Il mondo della musica italiana, e non solo, piange una figura centrale, un artista capace di attraversare generi, palchi e generazioni con grazia e talento. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, non solo tra gli appassionati di jazz, ma in tutta quella comunità culturale che lo ha visto protagonista anche come divulgatore, insegnante e promotore instancabile del valore umano e universale della musica.
Nel corso della sua carriera ha collaborato con alcuni dei più grandi nomi della musica italiana e internazionale. La sua cifra stilistica, sempre riconoscibile, lo ha reso un punto di riferimento per colleghi e allievi, contribuendo in modo decisivo alla diffusione del jazz nel nostro Paese e al dialogo tra i linguaggi artistici. Bologna lo ha adottato e ne ha fatto un simbolo.

È morto Teo Ciavarella, pianista jazz tra i più apprezzati in Italia, all’età di 64 anni. Nato a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, nel 1960, Ciavarella era bolognese d’adozione. Laureato al DAMS, ha collaborato con artisti del calibro di Jerry Mulligan, Paolo Fresu, Hiram Bullock, Cheryl Porter, Fabrizio Bosso e molti altri. Tra le sue esibizioni più recenti, una con la Doctor Dixie Jazz Band, immortalata in un video sul suo profilo Instagram in cui scriveva: «L’atmosfera della Cantina è sempre speciale».
Il suo talento lo ha portato a spaziare anche fuori dal jazz: ha suonato con Lucio Dalla, Renzo Arbore, Vinicio Capossela, Claudio Baglioni, Enzo Jannacci e Paolo Conte. Ha composto musiche per Antonio Albanese, Enrico Bertolino e Paolo Rossi, e partecipato a eventi culturali con artisti come Piera Degli Esposti e Monica Guerritore. Il suo album “Half Way”, inciso nel 1996, è oggi considerato un’opera di culto.

Teo Ciavarella era anche un organizzatore culturale: ha diretto rassegne come Jazz in Baraccano e Jazz e Università, creando incontri tra artisti di diverse culture. Emblematico il “Concerto per la pace” che organizzò a Bologna poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina, unendo una pianista russa e una cantante ucraina sullo stesso palco: «Ho sentito la necessità di riaffidarmi alla Musica», scrisse, «per il suo ruolo meraviglioso di veicolo di condivisione e unione».
Fino all’ultimo, Ciavarella ha suonato. Anche nel 2023, durante la sua degenza al Sant’Orsola di Bologna per una rara forma di tumore, regalava note e sorrisi ai pazienti, al pianoforte Steinway & Sons della corsia. Alcuni momenti musicali li ha condivisi con il medico Giacomo Corradi, lui al piano e il dottore alla voce, in un piccolo miracolo quotidiano di bellezza e speranza.
Il Comune di Bologna ha espresso il proprio cordoglio con un messaggio ufficiale: «Apprendiamo con dolore della scomparsa di Teo Ciavarella. Se ne va una figura importante per Bologna, città in cui aveva scelto di vivere e dove ha svolto attività concertistica, didattica e di promozione culturale. Compositore di fama internazionale, ha dedicato tutta la sua vita alla musica». I messaggi d’affetto che in queste ore riempiono i social sono la dimostrazione che il suo spirito generoso e la sua musica continueranno a vivere, ben oltre l’ultima nota.