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Cardinal Zuppi shock: “Io Papa? Ecco cosa avrei fatto. Quella finestra… come Nanni Moretti”

Pubblicato: 16/05/2025 16:36

Ci sono eventi pubblici che diventano occasione per affrontare questioni personali e collettive, dove riflessioni profonde e toni leggeri si mescolano davanti a un pubblico attento. Quando il dialogo si apre su temi universali, come la pace, la fede e il senso di comunità, le parole acquistano un peso particolare.

In uno di questi contesti, due voci molto diverse si sono ritrovate a condividere lo stesso palco: un uomo di Chiesa e un artista, uniti da una sensibilità che guarda con preoccupazione al presente e con impegno al futuro.

Tra paura e speranza: le parole del cardinale

Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha parlato con schiettezza del Conclave e del suo rapporto con la missione della Chiesa. A chi gli chiedeva come avrebbe reagito a una possibile elezione, ha risposto con ironia e sincerità: “Se fossi stato io, avrei fatto come nel film di Nanni Moretti, Habemus Papam. Quando aprono il finestrone, il Papa lo richiude subito dicendo ‘No, non ce la faccio’”. Il pubblico ha sorriso, ma il tono si è presto fatto più serio.

Zuppi ha ricordato l’atmosfera di quei giorni in Vaticano, parlando della Cappella Sistina, del Giudizio Universale che incute rispetto e della folla radunata in Piazza San Pietro. “Tanta gente veniva per Francesco. Perché parlava al cuore, sapeva farsi vicino”. Poi, scherzando, ha aggiunto: “C’era anche il Fantapapa. L’ho saputo e ho avuto uno scatto di stima per i miei tifosi”.

Ma è sulla guerra che Zuppi ha insistito con maggiore forza: “La mia più grande paura? La guerra, senza dubbio. Parliamo di riarmo invece che di disarmo. Dimentichiamo che dall’orrore del conflitto è nata l’unità europea. Siamo dei matti a pensare di usare il nucleare”. E ancora: “La paura deve diventare consapevolezza. Senza speranza non c’è futuro”.

Il cardinale ha poi evocato la tragedia di Gaza, le morti nel Mediterraneo, i bambini lasciati senza acqua o cibo: “Dobbiamo piangerli, come ci ha insegnato papa Francesco. Le lacrime sono un collirio, aiutano a vedere meglio”.

Anche il cantautore Luciano Ligabue, presente all’incontro, ha condiviso il suo sguardo disilluso: “È il decennio peggiore che ho vissuto. Troppe paure, troppa solitudine. I ragazzi non riescono a immaginare un futuro”. Un dialogo che ha intrecciato spiritualità, musica e coscienza civile, nel segno di un comune bisogno di umanità.

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