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“La famiglia è composta da uomo e donna”. Papa Leone XIV, è subito polemica

Pubblicato: 16/05/2025 11:37

CITTÀ DEL VATICANO – Si fa già sentire, e con toni decisi, il pontificato di Papa Leone XIV. Ricevendo in udienza il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il nuovo Pontefice ha lanciato un messaggio chiaro e diretto: “È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”. Un’esortazione che segna, già nei primi giorni del pontificato, la volontà di riportare la Chiesa su posizioni più tradizionaliste.

Il passaggio chiave non è solo nella centralità attribuita alla famiglia, ma nella sua definizione restrittiva, esplicitamente legata alla differenza sessuale. Una linea che si discosta in modo evidente da quella del predecessore, Papa Francesco, il quale aveva adottato toni più inclusivi verso le persone LGBTQ+, suscitando ampi consensi e, al contempo, resistenze interne. Il celebre “Chi sono io per giudicare?”, pronunciato da Bergoglio nel 2013, resta una delle frasi simbolo del suo pontificato.

Allora si parlò di apertura storica. Papa Francesco rispose a una domanda sui gay con compassione e umiltà, rompendo con il linguaggio giudicante del passato. Molte realtà LGBTQ cattoliche avevano letto in quelle parole un segnale di dialogo. Con Leone XIV, nato Robert Prevost, si profila invece una marcata inversione di rotta. Non solo sulle persone omosessuali, ma anche su temi come eutanasia e aborto, che il nuovo Pontefice ha già toccato in passato con toni critici.

Le prime dichiarazioni ufficiali si inseriscono in un solco già tracciato. Come ha ricordato il New York Times, nel 2012 l’allora cardinale Prevost aveva espresso preoccupazione per la cultura occidentale e i media, accusati di promuovere pratiche “in contrasto con il Vangelo”. Tra i bersagli, anche il “cosiddetto stile di vita omosessuale” e le “famiglie alternative formate da partner dello stesso sesso con figli adottivi”.

Non è solo retorica. Durante l’episcopato a Chiclayo, in Perù, Prevost si era opposto all’introduzione del genere come materia nelle scuole pubbliche. “La promozione dell’ideologia di genere è fonte di confusione, perché cerca di creare generi che non esistono”, aveva dichiarato alla stampa locale, mostrando una ferma posizione contro le politiche educative più progressiste in tema di identità di genere.

Il messaggio di Leone XIV è dunque inequivocabile: riportare al centro una visione tradizionale della famiglia e riaffermare i principi dottrinali della Chiesa. Un cambio di passo che potrebbe aprire a nuove tensioni interne, specie con quelle parti del mondo cattolico che in questi anni hanno sperato in un’ulteriore evoluzione pastorale. Ma per ora, il nuovo Pontefice non sembra avere dubbi: è il tempo del ritorno alle radici.

In un’epoca in cui molti leader religiosi cercano un equilibrio tra modernità e dottrina, Leone XIV sceglie di affermare con forza i valori conservatori, ponendo fine, forse definitivamente, alla stagione delle ambiguità inclusive. Resta da vedere come il mondo cattolico – e non solo – reagirà a questa nuova impostazione.

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