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Conclusi i negoziati per la pace, l’Ue annuncia nuove sanzioni contro la Russia di Putin

Pubblicato: 16/05/2025 10:04

Si sono conclusi a Istanbul i colloqui tra delegazioni di Turchia, Usa e Ucraina. “Negli ultimi giorni abbiamo potuto assistere al vero credo di Putin. Inizialmente ha chiesto un cessate il fuoco in occasione dell’anniversario del 9 maggio, che poi non ha mai rispettato; poi l’Ucraina, con il sostegno dell’Unione europea e degli Stati Uniti, ha chiesto un cessate il fuoco completo e incondizionato per 30 giorni, che il presidente Putin ha poi respinto; infine, ha offerto un incontro diretto tra Ucraina e Russia in Turchia; il presidente Zelensky era pronto a incontrarsi, il presidente Putin non si è mai presentato, e questo dimostra la vera convinzione di Putin: non vuole la pace, quindi dobbiamo aumentare la pressione, ed è per questo che stiamo lavorando a un nuovo pacchetto di sanzioni”.

Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al suo arrivo al summit dell’Epc a Tirana. “Questo pacchetto includerà, ad esempio, sanzioni per il Nord Stream 1 e il Nord Stream 2. Prevederà anche l’inserimento di un maggior numero di navi della flotta ombra russa, nonchè l’abbassamento del tetto massimo del prezzo del petrolio, e includerà ulteriori sanzioni al settore finanziario in Russia” ha aggiunt

A indicare che Mosca fa sul serio è il rimpasto della squadra negoziale. Al bando i diplomatici di professione, almeno in apparenza, e spazio invece ai reduci del 2022, affiancati da un gruppo di esperti scelti che riflettono le reali priorità russe. Alla guida del team c’è ancora Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e figura chiave del “clan ideologico” putiniano. Ma è il ruolo di Elena Podobreevskaya ad attirare l’attenzione: sarà lei a gestire eventuali scambi di prigionieri e la questione dei russofoni in Ucraina, temi in cui Mosca sembra disposta a offrire concessioni tattiche.

Accanto agli ideologi, compaiono anche figure dal profilo militare. L’ammiraglio Igor Kostiukov, a capo del famigerato GRU, sarà il punto di riferimento per l’intelligence sul campo, mentre il generale Alexander Zorin, veterano dei colloqui di Minsk e della guerra in Siria, fungerà da mediatore tra vertici militari e negoziatori. Il suo ruolo è considerato cruciale, anche alla luce della sua partecipazione alla resa dell’Azovstal di Mariupol.

Nonostante la composizione tecnica e di alto profilo, la delegazione russa non ha pieni poteri negoziali. Questo fa pensare che l’obiettivo non sia una pace definitiva, ma piuttosto ottenere risultati tattici o testare il terreno in attesa di nuovi equilibri geopolitici. A Mosca si prepara parallelamente una seconda squadra, destinata non a trattare con Kyiv, ma con gli Stati Uniti, qualora Washington decidesse di entrare direttamente nel dialogo.

Nel secondo gruppo spiccano nomi noti come il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, il consigliere presidenziale Yuri Ushakov e Kirill Dmitriev, volto della diplomazia economica russa e punto di contatto con ambienti occidentali. Putin, da parte sua, sembra ignorare completamente le aperture di Volodymyr Zelensky, ma sarebbe disposto a muoversi solo in caso di un segnale da parte di Donald Trump.

A rafforzare il messaggio contraddittorio di Mosca – tra diplomazia e preparazione al conflitto – è arrivato anche il decreto di rinnovo del piano di difesa nazionale fino al 2027, firmato ieri da Putin. Nello stesso documento, il presidente russo ha rimosso il generale Oleg Salyukov, responsabile delle forze terrestri. Un gesto che lascia intendere che, mentre si parla di tregua, la macchina bellica russa continua a muoversi a pieno ritmo.

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Ultimo Aggiornamento: 16/05/2025 11:58

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