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“Purtroppo è lui”. Orrore in Italia, trovato un corpo carbonizzato: arriva la drammatica conferma

Pubblicato: 16/05/2025 10:45

È stato identificato attraverso l’esame del Dna il corpo carbonizzato ritrovato lo scorso 29 aprile nelle campagne tra Canosa di Puglia e Minervino Murge. Si tratta di Francesco Diviesti, 26 anni, parrucchiere di Barletta scomparso pochi giorni prima. La conferma è arrivata dall’avvocato Michele Cianci, legale della famiglia, che ha comunicato l’esito degli accertamenti effettuati dalla dottoressa Sara Sablone dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari.

Il riconoscimento era già stato fortemente sospettato dai genitori del giovane, che avevano identificato un bracciale e una collana trovati accanto al corpo. “Ora aspettiamo solo che i resti di Francesco possano essere restituiti alla famiglia — ha dichiarato il legale — i genitori sono distrutti dal dolore”. Il ragazzo era scomparso la sera del 25 aprile, uscito da casa verso le 20.30 e visto per l’ultima volta poco dopo la mezzanotte, quando aveva lasciato il suo monopattino nel locale dove lavorava con il padre, nel centro della città.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Andria hanno rivelato che Diviesti sarebbe stato ucciso con colpi di arma da fuoco, prima che il suo corpo venisse dato alle fiamme. Una modalità brutale che ha spinto la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ad aprire un fascicolo per omicidio aggravato dal metodo mafioso. Al momento, risultano indagate cinque persone, tutte già note alle forze dell’ordine.

Gli indagati sono tre uomini di Barletta, un cittadino albanese e un uomo di Minervino Murge, proprietario di una villa situata non lontano dal rudere dove è stato trovato il cadavere. L’abitazione è stata posta sotto sequestro. Le autorità stanno valutando il ruolo di ciascuno, anche alla luce dei legami pregressi e delle dinamiche criminali del territorio.

Uno degli elementi centrali dell’inchiesta è una rissa avvenuta poche ore prima della scomparsa, in cui Francesco sarebbe stato coinvolto insieme ad almeno due degli attuali indagati. Si ipotizza che il violento confronto possa essere stato il movente dell’omicidio o, quantomeno, l’evento scatenante di un regolamento di conti.

Nonostante Francesco non avesse precedenti penali, la modalità del delitto e il contesto suggeriscono una possibile vendetta mafiosa. Gli inquirenti stanno analizzando i filmati di videosorveglianza e le celle telefoniche, nella speranza di ricostruire gli ultimi spostamenti del giovane e identificare con certezza chi lo abbia ucciso. L’indagine resta aperta e potrebbero emergere nuovi dettagli nei prossimi giorni.

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