
Critica e denuncia del sensazionalismo
Lucarelli non è nuova a critiche verso la stampa italiana, ma in questo caso alza il tiro: “Un sms senza spiegare il contesto non significa nulla. Ma isolarlo dal contesto crea una suggestione”. La sua denuncia si allarga al sistema mediatico che, a suo avviso, manipola l’informazione per costruire una narrativa di sospetto.
Per Lucarelli, questo è il “corto circuito” che stiamo vivendo: “Un mix letale per l’accertamento della verità”, causato da una combinazione di tv, social media, investigazioni e una stampa che sembra inseguire più il click che la verità. Le immagini delle gemelle Cappa, accompagnate da didascalie e titoli allusivi, sembrano uscire da un manuale di suggestione mediatica.
Sms delle gemelle Cappa: tra realtà e fraintendimento
Una ricostruzione alternativa del famigerato sms viene offerta dal Corriere della Sera, che esplora il contesto in cui il messaggio è stato inviato. Secondo il quotidiano, la frase “incastrato Stasi” si riferirebbe a un incontro videoregistrato tra Stasi e Stefania Cappa durante una pausa degli interrogatori. Le domande di Stefania, riguardanti la posizione del corpo di Chiara Poggi e i movimenti di Stasi, sarebbero state suggerite dai Carabinieri per individuare possibili contraddizioni.
“Se è vera questa ricostruzione”, prosegue Lucarelli, “quel messaggio significava che Stefania Cappa aveva collaborato con i Carabinieri per riuscire a ‘incastrare’ Stasi”. Questo punto di vista differisce nettamente da altri articoli che sembrano suggerire un presunto complotto familiare. Secondo Lucarelli, tale operazione è tanto efficace quanto pericolosa: colpisce l’immaginario collettivo con mezze verità, ignorando le conseguenze sulla vita delle persone coinvolte.