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Il Vaticano tesse la pace, Vance e Zelensky da Leone XIV. In 250mila alla messa di inizio pontificato

Pubblicato: 17/05/2025 22:31

ROMA – Le luci di San Pietro sono già accese quando la diplomazia inizia il suo lavoro silenzioso. La scena è quella imponente della messa di inizio pontificato di Leone XIV, ma dietro le navate affollate, dietro le delegazioni in giacca scura e insegne d’onore, si muove una rete sottile di contatti internazionali, colloqui riservati e speranze di pace.

Come tre settimane fa ai funerali di Papa Francesco, anche stavolta il Vaticano diventa teatro di una grande rappresentazione globale. Con 156 delegazioni ufficiali e oltre 250mila fedeli attesi in piazza, l’insediamento del nuovo Pontefice segna l’inizio di una missione che, fin dal primo istante, punta dritto ai conflitti del mondo.

La presenza simultanea del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del vicepresidente americano J.D. Vance, inviato ufficiale degli Stati Uniti, fa sperare in un nuovo contatto diretto, dopo quello clamoroso tra Zelensky e Trump del 26 aprile. Il Vaticano, che ha definito “tragico” l’esito del recente vertice in Turchia per l’assenza di Vladimir Putin, sta cercando di facilitare incontri riservati durante la cerimonia.

Il segretario di Stato Pietro Parolin non ha nascosto la volontà della Santa Sede di “mettersi a disposizione” per favorire qualunque tipo di trattativa o confronto diretto tra le parti in conflitto. La messa solenne potrebbe così diventare anche un momento strategico per rinnovare i contatti e tessere alleanze, in particolare nel contesto della guerra in Ucraina.

Una liturgia con il mondo intero in prima fila

In assenza di Trump, l’attenzione si concentra su Vance, cattolico dichiarato e vicino al neopapa Robert Francis Prevost, che vanta doppia cittadinanza statunitense e peruviana. Le due delegazioni nazionali siederanno proprio accanto a Mattarella e Meloni, a testimonianza del significato geopolitico dell’evento. La ministra russa della Cultura, Olga Liubimova, sarà invece l’unica rappresentante del Cremlino, come già accaduto ai funerali di Francesco.

Intanto da Kiev, il portavoce Andriy Yermak ha fatto sapere che Zelensky sarebbe disponibile a colloqui con qualsiasi altro leader presente. La disponibilità al dialogo c’è, anche se al momento non risultano programmati incontri ufficiali. La diplomazia vaticana si muove in silenzio, con l’obiettivo dichiarato dal Papa stesso: “La guerra non è mai inevitabile. Dialoghiamo, negoziamo”.

Simboli e segnali dal cuore della Chiesa

Durante la liturgia, Leone XIV riceverà l’“obbedienza” di dodici rappresentanti del popolo di Dio, fra cui anche una donna, la religiosa Oonah O’Shea, neoeletta alla guida delle superiore generali. Un segno che va nella direzione del cambiamento auspicato e dichiarato dal nuovo Pontefice.

Ma sarà soprattutto il linguaggio non detto, fatto di strette di mano, sguardi e posti assegnati, a raccontare se domani, nella solennità della fede, ci sarà anche uno spiraglio di pace.

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