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Ucraina, ora fra Meloni e Macron è guerra aperta: “Il forum ristretto mina la stabilità dell’Occidente”

Pubblicato: 17/05/2025 13:10

Quando Giovanbattista Fazzolari prende la parola, non sta semplicemente esprimendo un’opinione personale. Sta parlando a nome di Giorgia Meloni, in qualità di vero e proprio consigliere politico-ombra della Presidente del Consiglio, e uno dei suoi uomini più fidati. Le sue dichiarazioni all’Ansa sul cosiddetto “format ristretto dei volenterosi” per l’Ucraina suonano dunque come una voce ufficiale del governo italiano, non una semplice sortita personale.

“Il format ristretto mina l’unità dell’Occidente”

E il tono è netto: “Il format ristretto nelle discussioni per l’Ucraina mina l’unità dell’Occidente”, dice Fazzolari. Aggiungendo che non si capisce nemmeno bene a cosa serva, se non a regalare “un po’ di forzata visibilità a qualcuno”. Il riferimento a Emmanuel Macron è trasparente: il presidente francese si è incontrato a Tirana con Keir Starmer, Donald Tusk, Olaf Scholz e Volodymyr Zelensky, escludendo l’Italia da una riunione che ha tutta l’aria di un club selezionato di Paesi-guida della strategia occidentale sull’Ucraina.

Per Fazzolari, il principio di inclusività è essenziale. E non solo per una questione di forma diplomatica, ma di strategia geopolitica. Il problema, secondo lui, è che se alcuni si auto-definiscono “volenterosi”, per esclusione gli altri diventano “meno volenterosi”.

La posizione dell’Italia

Così si manda un segnale di divisione dell’Occidente, proprio mentre l’unità dovrebbe essere l’arma principale contro l’aggressione russa. Danimarca, Svezia, Olanda, Repubblica Ceca, Canada: tutti Paesi impegnati che si sono ritrovati fuori dal tavolo ristretto. E fra loro l’Italia, appunto.

Fazzolari non lo dice esplicitamente, ma il sottotesto è chiarissimo: l’asse franco-tedesco-polacco-britannico cerca visibilità e leadership, mentre l’Italia resta coerente, prudente e saldamente atlantista. E rivendica di aver sempre partecipato alle riunioni dei volenterosi, pur mantenendo la sua linea contraria all’invio di truppe in Ucraina.

Fra Meloni e Macron è battaglia continua

C’è poi il nodo Macron. La proposta francese di inviare truppe europee in Ucraina è per Fazzolari “poco utile e molto rischiosa”, e il successivo dietrofront del presidente francese – che a Tirana ha parlato solo di un cessate il fuoco – viene accolto con ironico sollievo: Bene il suo ripensamento, non è mai sembrata una grande idea”.

In alternativa, il governo Meloni rilancia la proposta italiana: garanzie alla sicurezza dell’Ucraina sul modello dell’articolo 5 della Nato, ma senza l’ingresso formale nel Patto Atlantico. Una forma di difesa collettiva flessibile, adatta al dopoguerra. E che, dice Fazzolari, rappresenta “un vantaggio pure per noi”.

L’attacco all’opposizione: “Ci condanna a governare a lungo”

A chi parla di Italia isolata, Fazzolari risponde con sarcasmo: “Con questa opposizione siamo condannati a governare a lungo”. E attacca: “Gli italiani sono ben felici di non essere più governati da gente che si limitava ad assecondare scelte altrui in cambio di una foto di gruppo”.

Il riferimento alla sinistra che per anni ha cercato di stare nel gruppo” anche a costo di rinunce è evidente. Il sottosegretario rivendica invece un atteggiamento sovrano, coerente e autonomo, in linea con l’identità conservatrice del governo Meloni.

Un messaggio preciso

Quello che emerge dalle parole di Fazzolari è un messaggio politico preciso e non negoziabile: l’Italia non accetta di essere relegata ai margini, non accetta “formati ristretti” che dividono invece di unire, e non ha alcuna intenzione di farsi trascinare in iniziative che considera avventate.

Il problema, però, resta politico e profondo: se l’asse euro-atlantico si sposta su nuovi equilibri ristretti, Roma rischia davvero di rimanere fuori dai luoghi dove si decide il futuro della guerra – e forse dell’Europa. E in quel caso, non basterà più dire che si è coerenti: bisognerà anche trovare il modo di essere influenti.

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