All’inizio sembrava solo una voce. Una voce che attraversava l’etere sardo come un’onda nuova, ancora timida, ma ostinata. Parlava alla gente con confidenza e futuro. In un’Italia ancora a colori spenti, quella voce suonava come una promessa di modernità. Era una voce senza volto, eppure così familiare da sembrare di casa.
Poi venne l’immagine. Le notizie in studio, i servizi dai paesi, la cultura che si faceva televisione locale. Una tv giovane, di provincia, ma fiera. Che non imitava, ma creava. Dietro, sempre quella voce. Eppure ancora nessuno, in quegli anni, avrebbe potuto immaginare che quell’uomo avrebbe acceso Internet in Italia.

Nicola Grauso, per tutti Nichi, è morto a 76 anni, dopo una lunga malattia. Editore, imprenditore, pioniere, è stato tra i primissimi in Europa a intuire che il web non era solo tecnologia: era informazione, connessione, vita pubblica.
La sua avventura era cominciata nel 1975, con la fondazione di Radiolina, una delle prime emittenti radiofoniche private in Italia. Da lì, nel cuore della Sardegna, aveva aperto la strada anche alla televisione, creando Videolina, punto di riferimento dell’emittenza regionale.
Negli anni Ottanta era entrato anche nell’editoria, acquistando il quotidiano L’Unione Sarda, che avrebbe poi guidato tra i primi giornali al mondo a sbarcare online. Ma la vera rivoluzione arrivò nei Novanta, con la nascita di Video On Line, il primo provider Internet globale italiano: una creatura che anticipò di anni lo sbarco massivo degli italiani nella rete.
Fu un uomo divisivo, visionario, a volte criticato per la velocità con cui bruciava le tappe. Ma chi l’ha conosciuto davvero sa che rincorreva un’idea più grande: che la libertà di informare fosse un diritto da rendere accessibile a tutti. Anche da una terra lontana dai centri del potere.