Vai al contenuto

Tragedia in montagna, chi era la vittima: “Persona stimata da tutti!”

Pubblicato: 19/05/2025 09:55
Giangiuseppe Verlato ortopedico morto

La montagna, quando tace, sembra accogliere. I suoi boschi ombrosi, i ruscelli limpidi, i fiori che spuntano tra le pietre parlano di una bellezza che non si lascia afferrare facilmente. Camminare lungo i sentieri che attraversano le Orobie significa entrare in un tempo lento, che non conosce orologi. I passi si fanno più corti, la voce si abbassa, l’aria profuma di legna e muschio.
Leggi anche: Tragedia sul Monte Bianco: scialpinista piemontese precipita per 700 metri

Erano questi i pensieri che probabilmente accompagnavano la comitiva durante l’escursione. Si camminava tra amici, in quella confidenza serena che solo i sentieri sanno regalare. Lontano dalla città, dai rumori, dai pensieri pesanti. Solo il rumore delle scarpe sulla ghiaia, il fiato che si fonde con quello degli altri, la promessa di un panorama sempre più aperto dietro ogni curva.

L’incidente a Valtorta sotto gli occhi della moglie

Poi, tutto si è interrotto. Lungo un tratto del sentiero che dalla località Forno Nuovo conduceva verso valle, nel comune di Valtorta, il 77enne Giangiuseppe Verlato è scivolato improvvisamente ed è precipitato per oltre sessanta metri in uno strapiombo. Una caduta violenta, avvenuta sotto gli occhi increduli della comitiva e della moglie Ornella, che pochi attimi prima camminava accanto a lui, scambiando parole leggere, ignara del destino che li attendeva.

Il gruppo si trovava in Val d’Ancogno, una valle laterale della più ampia Val Stabina, in provincia di Bergamo. Quando è stato lanciato l’allarme, era ormai troppo tardi. Il personale medico arrivato con l’elicottero di Areu non ha potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Il corpo, esanime, è stato recuperato in una zona impervia, a circa 1.300 metri di altitudine.

Un’escursione tra natura e silenzi interrotta dalla tragedia

Il gruppo aveva raggiunto Forno Nuovo in auto e poi aveva intrapreso l’escursione verso il rifugio Cazzaniga, sui Piani di Artavaggio, lungo un sentiero che attraversa cascatelle cristalline e angoli ancora intatti della natura orobica. In questo periodo dell’anno, la zona è frequentata da escursionisti anche per ammirare la primula albenensis, una fioritura rara dai colori violacei che cresce in ambienti umidi e rocciosi.

«È un fiore raro, che si trova soprattutto sulle rocce calcaree esposte a nord», ha spiegato il vicesindaco di Valtorta, Stefano Regazzoni. «Fiorisce intorno a metà maggio e attira molti visitatori». Ma sabato 17 maggio, l’escursione ha preso una piega tragica, trasformandosi in una scena dolorosa a cui hanno assistito anche i familiari della vittima.

Una vita dedicata alla medicina, poi il silenzio dei monti

Giangiuseppe Verlato, originario e residente a Bergamo, aveva lavorato per anni come medico presso l’unità di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Treviglio. Una vita professionale dedicata alla cura degli altri, conclusa in un contesto che amava profondamente: la montagna. Era un luogo in cui si rifugiava spesso, insieme alla moglie e alla famiglia, per ritrovare silenzio, equilibrio, natura.

L’allarme è scattato pochi minuti prima delle 13.30. Sul posto, oltre all’elisoccorso del 118, sono intervenuti anche i Carabinieri di Piazza Brembana e il Soccorso Alpino, che hanno collaborato per recuperare la salma e chiarire le circostanze dell’incidente mortale. Le forze dell’ordine stanno ricostruendo l’accaduto: si ipotizza che possa aver messo un piede in fallo, perdendo l’equilibrio sul terreno scosceso.

L’ultimo saluto nella sua Bergamo

Nel pomeriggio di sabato è arrivato il nulla osta del magistrato di turno. La salma di Giangiuseppe Verlato è stata ricomposta alla Casa del Commiato di via Suardi 36, a Bergamo, dove sarà possibile far visita fino a martedì, giorno in cui si celebreranno i funerali alle ore 15 nella chiesa del cimitero cittadino.

A piangerlo, oltre alla moglie Ornella, ci sono il figlio Francesco, la nipote Asia e i fratelli Pieralberto e Maria Beatrice. Un uomo stimato, un medico, un padre e un nonno che ha lasciato un vuoto profondo. La montagna, che tanto aveva amato, lo ha abbracciato per l’ultima volta.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure