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Inter, un’ora chiusi negli spogliatoi: cos’ha detto Inzaghi alla squadra

Pubblicato: 19/05/2025 13:46

Uno scudetto sfumato, poi incredibilmente a portata di mano, e infine di nuovo perduto nel modo più crudele: così Inter-Lazio ha lasciato una ferita aperta. Il rigore trasformato da Pedro ha riscritto il finale, riportando a galla i fantasmi del 2022, quando fu il Bologna a spegnere i sogni nerazzurri. Stavolta lo strappo arriva nel momento più delicato, con un titolo ancora in ballo ma un traguardo europeo a portata di mano.

Silenzio stampa e confronto: un’ora per ricompattarsi

Dopo il triplice fischio, niente parole, niente accuse in diretta: solo porte chiuse e silenzio. Simone Inzaghi, i dirigenti e la squadra si sono ritrovati nello spogliatoio e ci sono rimasti per oltre un’ora. Il motivo? Metabolizzare la delusione, certo, ma soprattutto evitare che la frustrazione possa intaccare il percorso europeo della squadra. Ed evitare commenti e squalifiche per episodi arbitrali che hanno fatto infuriare tecnico, calciatori e dirigenza.

Il momento è troppo delicato per perdere la concentrazione. Perché è vero che l’Inter è teoricamente ancora in corsa per il tricolore, ma appare solo come un’illusione matematica. Ora, invece, serve una lucidità feroce per non sprecare l’appuntamento più importante dell’anno: la finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain, in programma sabato 31 maggio a Monaco di Baviera.

Il silenzio come protesta: il club non ci sta

La scelta dell’Inter di non parlare è stata presa con cognizione di causa. Il club ha preferito trincerarsi dietro un silenzio che fa più rumore di mille dichiarazioni. Lo sfogo sarebbe stato comprensibile, ma avrebbe solo aumentato la pressione. E allora meglio chiudersi in una stanza, guardarsi in faccia, mettere ordine.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è quel rigore concesso da Chiffi nel finale rovente contro la Lazio (anche se va detto che il fallo di mano di Bisseck è netto, e l’ingenuità del difensore è gravissima, e non è nemmeno la prima quest’anno: non sarebbe stato meglio inserire De Vrij per mantenere il risultato?).

Ma per la società nerazzurra questo è solo l’ultimo episodio di una serie. Dalla rimessa laterale invertita a Bologna, al rigore ignorato per la netta trattenuta di Ndicka su Bisseck contro la Roma, senza neppure un check al Var, la sensazione è di un filo conduttore fastidioso.

E poi c’è il caso Guida. L’arbitro di Pompei, che aveva chiesto e ottenuto di non dirigere più partite del Napoli per “mancanza di serenità”, è stato comunque inserito come assistente Var per Inter-Lazio. Una scelta che ha generato polemiche già alla vigilia e che ora, alla luce del verdetto finale, brucia ancora di più. Designazioni discutibili, episodi controversi, tensione alle stelle: il mix perfetto per avvelenare la volata finale.

Ma la vera battaglia è quella del 31 maggio

Ora però serve una sterzata. Le polemiche devono lasciare spazio al lavoro, ai muscoli, alla testa. Perché la stagione non è finita. Anzi, può ancora diventare indimenticabile. Ma servirà un’Inter vera, compatta, feroce, affamata. Non la copia opaca vista domenica. Perché al di là degli episodi, l’Inter deve recitare il mea culpa per come ha affrontato il secondo tempo con la Lazio e per le tante rimonte subite.

Contro il Paris Saint-Germain non ci sarà margine per le distrazioni, per le recriminazioni. Il dolore va trasformato in orgoglio, la rabbia in determinazione. Solo così si può riscrivere la storia. E magari vendicarsi del 2023. Ma per riuscirsi, ci vorrà l’Inter di Coppa, e anche l’Inzaghi di Coppa. Perché quello visto in campionato ha sicuramente qualcosa da rimproverarsi.

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