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Meloni e Tajani fanno fronte comune: Salvini isolato e sotto attacco

Pubblicato: 19/05/2025 16:47

Altro che alleanza compatta. Il Consiglio dei ministri di ieri ha messo a nudo, se ancora ce ne fosse bisogno, la frattura sempre più profonda all’interno del centrodestra di governo. Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno sbattuto la porta in faccia a Matteo Salvini, che esce dall’ennesimo scontro con le ossa rotte e un partito sempre più in affanno.

Lo schiaffo istituzionale: affondato il “salva-Fugatti”

Nel cuore del Cdm è andato in scena uno scontro senza precedenti. Il governo ha deciso di impugnare la legge della Provincia autonoma di Trento che portava da due a tre i mandati consecutivi per il presidente della Provincia. Una legge pensata e cucita su misura per Maurizio Fugatti, uno degli ultimi fedelissimi di Salvini.

Ma la premier – secondo quanto riportato dal Giornale d’Italia – non ha voluto sentire ragioni, sostenuta da Tajani e dal blocco di Fratelli d’Italia. Il risultato? Ministri leghisti infuriati, votano contro. Ma non basta. La delibera passa, con Meloni e Tajani che tirano dritto, travolgendo Salvini.

Meloni all’assalto del Nord: l’egemonia leghista è finita

La mossa ha un significato politico inequivocabile: Fratelli d’Italia non ha alcuna intenzione di lasciare il Nord nelle mani della Lega. Dopo lo stop al terzo mandato per Zaia in Veneto, ora è il turno di Trento e Friuli Venezia Giulia. Il disegno è chiaro: spartizione del potere territoriale con metodo chirurgico. Alla Lega resta, forse, il Veneto. Ma senza Zaia, l’unico leghista che ancora gode di consenso trasversale. Il resto? Lo rivendica la premier in quota patriottica, con Tajani nel ruolo di kingmaker silenzioso, ma determinante.

Nel frattempo, Salvini arranca. Le sue battaglie, dall’ennesima crociata sulle cartelle esattoriali alla difesa delle autonomie locali, appaiono sempre più sbiadite, prive di slancio. E mentre il Capitano padano si rifugia in conferenze stampa fotocopia, Meloni gioca la vera partita del potere.

Un partito regionale… senza più regioni?

La sensazione che serpeggia, e che a via Bellerio inizia a diventare terrore, è che la Lega stia per diventare un partito regionale… ma senza regioni da governare. Una disfatta in piena regola. E il campo di battaglia è segnato: il Nord è la posta in gioco, e Palazzo Chigi è l’epicentro della guerra fredda nel centrodestra.

Una guerra dove Meloni comanda, Tajani capitalizza, e Salvini rischia l’irrilevanza. Altro che unità: il centrodestra è una coalizione che rischia di frantumarsi sullo scoglio leghista, perché nessuno, nel Carroccio, sembra disposto a lasciarsi cancellare. A meno che anche nel partito non avvenga un improbabile ribaltone che potrebbe aprire a nuovi scenari.

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