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Messa di Leone XIV, quel folle buco nella sicurezza: non è possibile!

Pubblicato: 19/05/2025 09:03
messa Leone controlli bar

Code ordinate e silenziose fin dalle prime luci dell’alba. Migliaia di fedeli si sono presentati nei pressi della zona rossa predisposta attorno a piazza San Pietro per assistere alla messa e al passaggio del Papa sulla papamobile. Sei i varchi ufficiali disposti dalle forze dell’ordine, con metal detector e controlli a tappeto per ogni accesso: da piazza Pia a piazza del Sant’Uffizio, dove si trova il palazzo in cui visse il cardinale Prevost, poi divenuto papa Leone XIV.
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Il dispositivo di sicurezza è apparso imponente e rigoroso, con accesso subordinato al controllo dello zaino e al passaggio sotto lo scanner. Ma, a sorpresa, una scappatoia imprevista ha messo in discussione l’efficacia dell’intero impianto: bastava entrare da un negozio, prendere un caffè e ci si ritrovava dall’altra parte della barriera, senza alcun controllo.

Il “trucco del caffè” attraverso Savelli

Proprio in piazza del Sant’Uffizio, all’interno di Savelli, noto negozio di articoli religiosi con caffetteria, si è verificata una situazione paradossale. Due degli ingressi del locale erano a cavallo delle transenne che delimitavano l’accesso alla zona rossa. In sostanza, era possibile entrare nel negozio da una porta esterna prima dei controlli, aggirarsi tra mosaici, statue sacre e souvenir, sorseggiare un caffè nella zona ristoro, e poi uscire da una porta oltre le transenne, direttamente nella zona presidiata, senza passare per il metal detector.

Un passaggio “informale” che, pur non essendo illegale, rendeva vano l’intero meccanismo di controllo pensato per garantire la sicurezza dell’evento e della figura papale. Mentre i più, incolonnati pazientemente in fila, passavano attraverso i varchi ufficiali, altri potevano facilmente aggirare i controlli, sfruttando un ingresso commerciale.

Il percorso “invisibile” fino a via della Conciliazione

Chiunque fosse entrato da Savelli avrebbe potuto immettersi lungo via Paolo VI, camminando in direzione del Colonnato e arrivando, senza altri ostacoli, a via della Conciliazione e a piazza Pia, esattamente nel tratto percorso dal Papa con la Mercedes elettrica bianca. Alle 9 del mattino, mentre la papamobile faceva inversione tra le grida festanti dei presenti, tecnicamente era possibile trovarsi in quella stessa area senza essere passati da alcun controllo elettronico.

Un varco non previsto, sfuggito agli schemi, che ha sollevato interrogativi sull’efficacia delle misure di sicurezza in occasione di eventi così delicati.

Una città blindata, ma con un punto cieco

Va detto che, nonostante la falla nel sistema, l’intera area era sorvegliata da migliaia di agenti, comprese forze straniere, dislocati nei punti nevralgici e incaricati della perlustrazione continua. Il controllo visivo costante e capillare ha rappresentato un deterrente sufficiente a dissuadere eventuali tentativi di infiltrazione con finalità illecite.

I controlli non si limitavano, infatti, ai varchi ufficiali della zona rossa: l’intero quadrante cittadino era blindato, inclusi Corso Vittorio, i ponti, il fiume Tevere – dove operavano i gommoni della polizia e dei vigili del fuoco – e gli accessi laterali, costantemente monitorati. Le camionette e i furgoni delle forze dell’ordine erano ben visibili in ogni angolo, rendendo l’atmosfera tesa ma protetta.

Nonostante ciò, la possibilità concreta di eludere i controlli attraverso un ingresso secondario rimane un elemento critico. E se da un lato è vero che nessun episodio spiacevole è stato registrato, dall’altro è evidente che l’organizzazione dovrà rivedere le modalità di presidio di spazi pubblici collegati alla zona rossa, come esercizi commerciali e locali con più affacci.

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